(Roma, 1 marzo 2021) – Leggo dichiarazioni stravaganti, provenienti da più parti, di chi invoca la “cancellazione” del Codice Appalti. Dice, infatti, Matteo Salvini commentando con soddisfazione un’intervista a Dario Nardella sul Corriere della Sera: “Anche il Pd, con il sindaco di Firenze, chiede di cancellare il Codice degli appalti per aprire i cantieri. Bene, avanti col modello Genova“.

Ora, è bene essere chiari: la cancellazione è una richiesta sbagliata oltre che impossibile, dal momento che il Codice del 2016 è per il 90% frutto del recepimento di direttive europee.

Al contrario è invece urgente completare la sua attuazione. Come? Lavorando sulla qualificazione e centralizzazione delle stazioni appaltanti e potenziando le assunzioni di figure tecniche necessarie e competenti, digitalizzando le procedure di gara per ridurre gli oneri a carico delle imprese e accelerare i tempi, superando la logica del massimo ribasso per premiare invece qualità e sostenibilità delle offerte, regolando la disciplina del subappalto e dando attuazione al DURC di congruità per garantire tutela e sicurezza ai lavoratori e combattere il rischio di infiltrazioni criminali.

Come ha ben puntualizzato anche il neo ministro del Lavoro Orlando, il Partito democratico “lavora per semplificare le procedure, per ridurre il numero delle stazioni appaltanti, per superare la burocrazia difensiva; è contro la logica del massimo ribasso e del subappalto indiscriminato, ed è per procedure di selezione delle imprese contraenti efficienti e rapide, ma di massima garanzia e trasparenza, a tutela di una effettiva libera concorrenza”.

Tutti aspetti su cui il Partito Democratico con la ministra De Micheli aveva avviato un lavoro importante e che sono pienamente coerenti con le indicazioni del Recovery Plan indicate dal ministro Giovannini.

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APPALTI: “Su cancellazione Codici Appalti, dichiarazioni stravaganti”
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