(Roma, 28 aprile 2020) – “La centralità del ruolo della sanità pubblica nel garantire la tutela della salute dei cittadini italiani è emersa prepotentemente nella fase di gestione dell’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. A sua volta il sistema ha come pilastro l’erogazione di assistenza gratuita, tramite gli ospedali e le altre strutture del Servizio Sanitario Nazionale, in un’organizzazione complessa che rende la sanità pubblica una delle tre componenti della protezione sociale, insieme alla previdenza e all’assistenza.” Inizia così il focus elaborato dall’Istat sulla Protezione sociale in Italia e in Europa.

Nel 2019 – rivela sempre il rapporto dell’Istat – sono stati spesi dalle Amministrazioni pubbliche quasi 479 miliardi (in denaro o in natura) per sollevare le famiglie da rischi, eventi o bisogni inclusi nella protezione sociale (malattia/salute, invalidità, vecchiaia, superstiti, famiglia/figli, disoccupazione, alloggio e altra esclusione sociale); l’ importo sale a quasi 508 miliardi se si includono anche le prestazioni erogate da Istituzioni private (Fondi pensione complementari, Istituzioni sociali senza scopo di lucro e datori di lavoro privati).

Le prestazioni sociali fornite alle famiglie dalle Amministrazioni Pubbliche hanno assorbito il 59,1% di tutta la spesa corrente sostenuta nell’anno.

Come sono composte le prestazioni sociali La maggior parte delle prestazioni sociali erogate in Italia riguardano la previdenza sociale per il 66,3% (317,5 miliardi di euro, il 39,2% della spesa corrente), le prestazioni di tipo sanitario per il 22,7% (108,5 miliardi miliardi di euro, il 13,4% della spesa corrente) e solo l’11% di assistenza sociale (52,7 miliardi di euro, il 6,5% della spesa corrente).

Le prestazioni sanitarie Le prestazioni sanitarie fornite direttamente da strutture pubbliche costano poco meno di 68 miliardi, ma l’assistenza ospedaliera ha perso rilevanza nel tempo a favore di altre tipologie di servizi sanitari.

La sanità ci dice sempre l’indagine dell’Istat – ha presentato l’incidenza più elevata nel primo decennio degli anni 2000, quando assorbiva circa un quarto della spesa totale, con un picco massimo del 26,8% nel 2006. A partire dal 2008 il peso della componente sanitaria si è gradualmente ridotto fino a tornare nel 2019 ai livelli degli anni ’90 (22,3%).
Negli anni ’90, la previdenza pesava ancora di più, il 71%, a discapito soprattutto dell’assistenza (circa il 7%).

Negli anni si è erosa la quota di spesa per l’assistenza ospedaliera
L’assistenza sanitaria erogata da strutture pubbliche assorbe la maggior parte della spesa, il 62,6%, ripartita tra assistenza ospedaliera (35,5%) e altri servizi sanitari (27,3%). Le prestazioni erogate in convenzione da strutture private riguardano invece una pluralità di servizi come l’assistenza medica (10,8% della spesa, di cui generica 6,2% e specialistica 4,6%), l’assistenza ospedaliera in case di cura private (8,9%), altre prestazioni sanitarie in convenzione (7,3%), i farmaci (7%) e l’assistenza riabilitativa, integrativa e protesica (3,3%).
Il peso dell’assistenza sanitaria pubblica è rimasto sostanzialmente stabile nel tempo (era 62,4% nel 1995) ma è cambiata la sua composizione: l’assistenza ospedaliera ha perso rilevanza (nel 1995 era 40,7%) a favore di altre tipologie di servizi sanitari.

I Farmaci, che oggi occupano il penultimo posto tra le prestazioni sanitarie erogate in convenzione col privato (7%), fino al 2009 erano invece al primo, con il picco massimo del 16,6% nel 2001. Dal 2010, sempre tra le prestazioni in convenzione, è invece l’assistenza medico generica e specialistica a rappresentare la quota di spesa più importante, stabile intorno all’11%.

Finanziamento della protezione sociale: trasferimenti pubblici e contributi sociali Per finanziare l’intero sistema della protezione sociale pubblica sono stati messi a disposizione quasi 500 miliardi nel 2019, provenienti per oltre la metà da imposte e per il 48% da contributi sociali. Nello specifico, il finanziamento prevalente è arrivato sotto forma di trasferimenti da parte delle Amministrazioni pubbliche (50,1%) e di contributi sociali (48,3%) e solo in minima parte da altre tipologie di finanziamento, quali trasferimenti da privati, interessi sui prestiti erogati alle famiglie dagli enti di previdenza e altro (complessivamente, l’1,6%).

Il peso preponderante delle entrate da trasferimenti pubblici caratterizza il nostro sistema di protezione sociale negli ultimi anni, in cui la sanità e l’assistenza sono integralmente a carico della fiscalità generale mentre la previdenza è in larga parte finanziata dal versamento dei contributi sociali.
Fino al 2011 erano invece i contributi sociali a rappresentare la prima fonte di finanziamento. Dall’anno seguente la situazione si capovolge e persiste fino a oggi, nonostante la crescita consistente della riscossione di contributi negli ultimi tre anni (+3,1% annuo in media negli anni 2017-2019), dopo un lungo periodo di dinamica quasi nulla (+0,4% tra il 2009 e il 2016).

Italia 12^ in Europa per spesa pro capite, 7^ per spesa in rapporto al Pil Nell’Unione Europea, ogni abitante ha ricevuto in media nel 2017 poco più di 8mila euro annui per prestazioni sociali. Con 8.041 euro pro-capite l’Italia si attesta sui livelli medi della Ue28; la forbice è molto ampia: dai 20.514 euro del Lussemburgo ai 1.211 della Bulgaria.

In rapporto al Pil la spesa italiana è superiore alla media europea (26,8%) ma inferiore a quella della Francia che è in testa alla graduatoria con il 31,7%.

I Paesi europei hanno dedicato in media alla vecchiaia il 40,5% di tutte le prestazioni sociali erogate nel 2017, in Italia molto di più, il 48,8%. Le prestazioni per malattia/salute seguono con il 29,7% in Europa, ma sono solo il 23,1% in Italia.

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ISTAT: “La protezione sociale in Italia e in Europa”
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