(Como, 13 marzo 2024) – A leggere i contenuti delle chat riportate oggi dal Corriere della Sera sul caso del giovane diciassettenne comasco sospettato di essere “diverso”, libero di pensare e per questo bullizzato da tre coetanei compagni di scuola di un liceo scientifico privato della città di Como, al punto tale da essere costretto, insieme alla sorella, a cambiare istituto è qualcosa che lascia esterrefatti.

Che una tale aggressività e cattiveria verbale possa essere così prepotentemente coltivata da dei ragazzi alla soglia della maggiore età con l’idea di un mondo “razzista” e intollerante nel quale “non esiste il libero arbitrio” ma solo la sottomissione è qualcosa di inquietante. Come inquieta il fatto che a distanza di anni nessuno abbia ancora, stando a quanto riportato nell’articolo, sentito il dovere di chiedere scusa al ragazzo.

Il bullismo e la versione più moderna del cyberbullismo è un problema sociale e culturale sempre più diffuso soprattutto in ambito scolastico dove gli atteggiamenti di prepotenza e di violenza, psicologica e talvolta anche fisica, si annidano contro chi non si omologa o viene percepito semplicemente come diverso. Per cercare di contrastare questo fenomeno occorre un patto tra scuole, famiglie e ragazzi. L’obiettivo è quello di creare un’azione congiunta capace sia di fermare la violenza giovanile quando in atto ma soprattutto di prevenirla attraverso progetti educativi all’insegna dell’inclusione e della tolleranza.

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CYBERBULLISMO: “Problema sociale e culturale. Serve un patto tra scuola, famiglie, ragazzi”
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