(Roma, 8 marzo 2022) – Oggi è la Giornata internazionale della donna, le cui origini risalgono all’incendio di una fabbrica di camicie Cotton (o Cottons) avvenuto nel 1908 a New York a causa del quale persero la vita moltissime operaie.

Un’occasione non solo per celebrare simbolicamente la donna ma soprattutto per fare il punto sull’affermazione dei diritti, sulle conquiste sociali, politiche ed economiche raggiunte e da conseguire delle donne. Un percorso lento e difficile, costato sangue e sacrifici, lungo anni di storia e di lotte che non è ancora assolutamente terminato.

A che punto siamo? Quali provvedimenti sono stati messi in atto in Europa? E in Italia?

La parità di genere è riconosciuta come uno straordinario motore di crescita e uno dei capisaldi più rilevanti e urgenti dell’Agenda 2030 Onu per lo Sviluppo sostenibile e progresso dei Paesi. Tuttavia nessuno Stato membro dell’UE ha realizzato la parità tra donne e uomini. I progressi fatti negli ultimi dieci anni, seppur notevoli, sono lenti e le violenze, gli stereotipi e i divari di genere persistono: una donna su tre nella UE ha subito violenze fisiche e/o sessuali. Le laureate superano numericamente i laureati ma guadagnano in media il 16% in meno degli uomini; le donne rappresentano appena l’8% degli amministratori delegati nelle principali imprese europee.

L’Italia messa a confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea, nonostante i miglioramenticompiuti, rimane l’ultimo Paese per quanto riguarda i divari nel dominio del lavoro, misurato in termini di partecipazione e condizioni lavorative. Mentre nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere, elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), l’Italia è al 14esimo posto nella classifica dei Paesi UE.

Il divario di genere è certamente accresciuto dalla crisi pandemica. Le conseguenze dell’epidemia sul piano economico e sociale hanno aggravato le diseguaglianze esistenti: le donne rispetto agli uomini hanno pagato il prezzo più alto dell’epidemia.

Per innescare un processo che porti la parità di genere ad essere connotato spontaneo nella società e nelle istituzioni, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che riconosce la centralità delle questioni relative al superamento delle disparità di genere, prefigura un enforcement in termini sia di norme adeguate a sostenere le politiche di parità sia di investimenti.

Il Piano prevede una decisa azione di sostegno all’occupazione e all’imprenditorialità femminile, l’attuazione di diversi interventi abilitanti, a partire da servizi sociali quali gli asili nido, e di adeguate politiche per garantire l’effettivo equilibrio tra vita professionale e vita privata.

Il Governo ha fissato nel PNRR l’adozione di una Strategia nazionale con cui si impegna a raggiungere entro il 2026 l’incremento di cinque punti nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), che attualmente vede l’Italia al 14esimo posto nella classifica dei Paesi UE-27.

Al contempo il Parlamento ha varato in questi anni principali misure con l’obiettivo di favorire le pari opportunità di genere. Si tratta di disposizioni in parte volte a riconoscere l’equiparazione dei diritti e le maggiori tutele alle donne lavoratrici: in questa direzione vanno, in particolare, le disposizioni volte a favorire la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro e il supporto alla genitorialità, le disposizioni per il contrasto delle cd. dimissioni in bianco, l’erogazione di servizi di cura dell’infanzia e di servizi per l’assistenza dei soggetti non autosufficienti e disabili.

Anche al fine di incentivare l’occupazione femminile sono stati attivati alcuni strumenti di sostegno finalizzati alla creazione e allo sviluppo di imprese a prevalente o totale partecipazione femminile.

Con la ratifica della Convenzione di Istanbul, il Parlamento ha inoltre adottato una serie di misure volte a contrastare la violenza contro le donne, perseguendo tre obiettivi: prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime.

Negli ultimi anni, il legislatore ha, infine, posto particolare attenzione agli interventi volti a dare attuazione all’art. 51 della Costituzione, sulla parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, incidendo sui sistemi elettorali presenti nei diversi livelli (nazionale, regionale, locale e al Parlamento europeo), nonché sulla promozione della partecipazione delle donne negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati.

Qui l’approfondimento aggiornato “Legislazione e politiche di genere” con i dettagli delle misure varate dal Parlamento a cura dell’Ufficio Studi della Camera.

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8 MARZO, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
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