(Roma, 20 gennaio 2022) – Lo Stato deve fissare limiti per la diffusione delle sostanze perfluroalchiliche (PFAS), uniformi su tutto il territorio nazionale. E’ la richiesta contenuta nella “Relazione sulla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche” che abbiamo approvato ieri all’unanimità in Commissione bicamerale Ecomafie.

La Relazione, che mi ha visto relatrice insieme ai colleghi Vignaroli e Zolezzi, aggiunge un contributo importante di aggiornamento sulla situazione dell’inquinamento da Pfas* (per ulteriori su cosa siano i Pfas, vai alla fine dell’articolo) in tutta Italia. Una questione di crescente preoccupazione e peraltro già oggetto di indagine nella passata legislatura.

I Pfas ammorbano soprattutto le Regioni del Nord e il bacino del Po, a causa “della molteplicità delle attività produttive in cui vengono impiegate le sostanze perfluoroalchiliche”. La Relazione precisa però che i due casi più gravi “sono localizzati nella regione Veneto e nella regione Piemonte, per la presenza dei due stabilimenti produttivi Miteni di Trissino e Solvay di Spinetta Marengo”.

A tale riguardo la Relazione sottolinea con forza come l’inquinamento da Pfas non può più circoscriversi soltanto ad alcune province del Veneto, legate alla presenza del sito Miteni, ma interessa anche altri territori nel Paese, come la provincia di Alessandria, con il sito di Spinetta Marengo, a cui la Relazione dedica un approfondimento importante.

La priorità emersa dal lavoro della Commissione è il richiamo all‘urgenza della fissazione da parte del Ministero della Transizione Ecologica dei limiti di legge nazionali ai Pfas per le principali matrici ambientali, per le acque di scarico, le acque di falda e i terreni.

L’assenza di questi limiti è infatti il principale ostacolo agli interventi di bonifica delle matrici stesse e pregiudica la possibilità della magistratura di contestare reati connessi alla contaminazione ambientale.

In Veneto, primo territorio interessato da questi inquinanti, è ancora irrisolta la questione del blocco dell’inquinamento da Pfas provenienti dal sito Miteni di Trissino. E’ necessario quindi agire con solerzia, adottando ulteriori interventi per difendere il reticolo idrico delle province di Vicenza, Padova e Verona. Per farlo occorre procedere senza ulteriori ritardi allo smontaggio degli impianti, con il cosiddetto decomissioning, per poi intervenire con una barriera metallica, volta a separare l’area del torrente Poscola – che corre lungo lo stabilimento industriale – da quella dei fabbricati della Miteni in modo da limitare il più possibile il plume inquinante ancora abbondantemente non intercettato dal sito vicentino.

Sul punto va poi ricordato che la Regione Veneto, su parere dell’Itituto Superiore di Sanità, ha provveduto a fissare i limiti per i Pfas ma solo nelle acque potabili, definendo limiti specifici per il Pfos e il Pfoa ma fissando per tutti gli altri Pfas un solo limite unico, quale sommatoria di tutte le sostanze. Tali limiti non contemplano però tutti i Pfas, non si riferiscono ad esempio ai più recenti Gen-X e il cC6O4.

Come Commissione Ecomafie abbiamo espresso anche “grave preoccupazione” per “l’autorizzazione data dalla provincia di Alessandria, in Piemonte, alla Solvay per uno scarico con limiti esageratamente permissivi.

Infine, va ricordato che è doverosa un’informazione costante alla cittadinanza in merito all’inquinamento da Pfas e alle sue implicazioni sulla catena alimentare.

ll problema è nazionale e interessa tutti. Sono sicuramente da considerare i limiti suggeriti dall’Istituto Superiore di Sanità e Ispra, riportati anche all’interno della Relazione. Si tratta di un intervento indispensabile per la tutela dell’ambiente e non più derogabile.

Ci auguriamo che l’approvazione della Relazione sia uno stimolo risolutivo alla fissazione dei limiti nazionali e una spinta ad accelerare gli interventi di rimozione delle cause di inquinamento, in Veneto, in Piemonte e negli altri territori interessati.

*COSA SONO I PFAS

I Pfas sono composti chimici impiegati per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. Queste sostanze sono utilizzate in diversi processi industriali (tessile, concia pelli, carta, trattamenti galvanici), ma hanno anche degli usi domestici. Prodotti fin dagli anni ’50, si trovano nelle pellicole antiaderenti di pentole e padelle, nel trattamento di alcuni tessuti, come il Goretex, oppure nei processi produttivi di rivestimenti di vari materiali per conferire resistenza all’olio e all’acqua. E ancora, i Pfas si trovano nelle schiume antincendio, in alcuni materiali edili, in alcuni pesticidi e detergenti.

L’ampia gamma di usi industriali si somma alla loro scarsa degradabilità, che li rende facilmente accumulabili nell’uomo e difficili da smaltire, tanto che si sono guadagnati l’etichetta di “forever chemicals”, sostanze chimiche perenni. La Relazione della Commissione Ecomafie sottolinea che “la loro diffusione è facilitata dalla loro forte idrosolubilità, con la conseguenza che si diffondono molto velocemente in ambiente idrico”, “sono molto persistenti nell’ambiente e quindi contaminano con facilità il suolo, l’aria e soprattutto le acque, sia sotterranee che superficiali”. In più, “si accumulano nel biota, passando nell’uomo attraverso la catena alimentare, in particolare, attraverso l’uso dell’acqua potabile, ma anche attraverso gli alimenti”.

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PFAS, COMMISSIONE ECOMAFIE: “Serve normativa statale per fissare limiti nazionali ai Pfas”
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