(Roma, 28 settembre 2021) – L’Italia è in ritardo su molti degli Obiettivi (o Goal), 17 in totale, fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, alcuni dei quali appaiono ancora più lontani da raggiungere di quanto non lo fossero lo scorso anno. E’ il quadro che emerge dal sesto Rapporto annuale “L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” presentato da Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
I dati illustrati nel Rapporto mostrano come “la situazione del nostro Paese sia critica”. “Se non interverranno cambi di passo decisi“, l’Italia non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu, con “conseguenze gravi“.
Che la situazione sia allarmante lo dimostra il forte appello con il quale si apre lo studio di ASviS, “un grido di allarme e una parola di speranza: non possiamo più perdere tempo, dobbiamo mettere a frutto tutte le nostre energie per portare avanti un cambiamento. La nostra più grande sfida sarà la lotta ai cambiamenti climatici, questione che riguarda l’ambiente, l’economia e il funzionamento delle nostre società. La nostra responsabilità nel garantire uno stato di salute planetario che tuteli il futuro nostro e delle nuove generazioni deve essere un obiettivo prioritario per tutti. Le scelte che facciamo oggi possono garantire un futuro realmente sostenibile delle nostre società, ma il tempo a disposizione per invertire la rotta appare purtroppo sempre più ristretto”.
Un’assunzione di responsabilità, un grido d’allarme per la vita futura che ciascuno di noi sia come singolo che come Stato, società, umanità di questo pianeta ha il dovere etico e morale di non lasciare inascoltato.
Nel dettaglio, il Rapporto indica come tra il 2019 e il 2020, il nostro Paese mostri segni di miglioramento solo per tre obiettivi: energia, cambiamento climatico, pace e giustizia; è rimasta stabile per altri tre: fame, acqua, innovazione; ma è peggiorata per ben nove obiettivi: povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione. Per i restanti due (produzione e consumo responsabile e biodiversità marina) non è stato possibile misurare l’andamento.
Guardando a come, complessivamente, si è mossa l’Italia nel decennio 2010-2020, risulta che per cinque obiettivi ha guadagnato terreno (salute, parità di genere, energia, innovazione, cambiamento climatico), per cinque è rimasta stabile (fame, istruzione, disuguaglianze, città, pace e giustizia) e per cinque e’ invece peggiorata (povertà, acqua, occupazione, biodiversità terrestre, cooperazione).
Il rapporto traccia anche quello che potrebbe essere lo scenario futuro per il nostro Paese. Sulla base delle tendenze, su 32 target quantitativi, in gran parte definiti dall’Ue, se sarà confermato l’andamento registrato, l’Italia potrebbe riuscire a centrare o ad avvicinarsi solo a sette; tra questi le coltivazioni biologiche, i consumi di energia e il tasso di riciclaggio dei rifiuti. Negative o decisamente negative appaiono le tendenze su ben 15 target quantitativi, tra cui: povertà o esclusione sociale, parità di genere nell’occupazione, emissioni di gas serra, qualità dell’aria.
Molte le proposte avanzate nel rapporto, tra le quali l’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile; l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) per allinearlo agli obiettivi europei di un taglio alle emissioni per almeno il 55% entro il 2030; la costruzione, a partire dalla legge di Bilancio per il 2022, di un piano per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili; riformare il sistema di welfare per dargli una prospettiva universale, semplificando le procedure e l’accesso ai servizi e garantendo la copertura alle fasce della popolazione attualmente escluse; creare, con la Legge di Bilancio per il 2022, un Ente pubblico di ricerca per gli studi sul futuro e la programmazione strategica, con il compito di effettuare ricerche sulle future evoluzioni dei fenomeni sociali, ambientali ed economici e sulle loro implicazioni per il disegno e l’attuazione delle politiche pubbliche, anche a livello locale; attuare rapidamente la Strategia nazionale per la parità di genere e istituire un Tavolo di confronto istituzionale permanente con la società civile sulle politiche di genere; garantire che il tema delle giovani generazioni abbia un’effettiva valenza nel disegno di tutte le politiche.
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