(Roma, 23 maggio 2021) – Ricordare la strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, oltre ad essere un dovere civico nazionale, è una straordinaria occasione per rinnovare il patto costituzionale antimafia tra istituzioni e cittadini, nato proprio dagli attentati dell’A29 e di via D’Amelio nel 1992 in cui perì anche il collega Paolo Borsellino.

Oggi le mafie hanno cambiato pelle ma non sono meno pericolose, anzi. Un giro d’affari criminale di miliardi di euro che spesso interessa l’ambiente e le filiere industriali ad esso collegate con inquinamento, traffico illecito di rifiuti in tutte le aree del Paese, concorrenza sleale, danni alla salute, lavoro in nero e immigrazione clandestina.

Da qui la necessità di rendere ancora più efficace e omogeneo il quadro normativo antimafia, in particolare con un nuove fattispecie di reato e nuove dotazioni di organico, per aiutare il grande lavoro degli inquirenti.

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CAPACI, 23 MAGGIO 1992: “Ricordare Falcone per comabttere tutte le mafie”
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