(Roma, 9 febbraio 2021) – ll 9 febbraio è il Safer Internet Day 2021, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita e promossa dalla Commissione Europea.
Una ricorrenza dedicata all’uso positivo di internet da parte soprattutto dei giovani ma anche un’occasione per riflettere, a partire da dati, sulla quantità e la qualità delle ore passate in rete dalle ragazze e dai ragazzi: 1 su 5 si definisce praticamente sempre connesso, 6 su 10 sono online dalle 5 alle 10 ore al giorno. Numeri raddoppiati rispetto allo scorso anno, complici anche i periodi passati a casa, lontano da scuola o da altre attività di socializzazione, durante la pandemia da covid-19.
Tuttavia, in questi mesi, attraverso la rete e la condivisione dei contenuti, è cresciuto l’impegno sociale di studentesse e studenti nei confronti di temi rilevanti come il Climate Change e il Global Warming o, ancora, il movimento Black Lives Matters: il 53% dei partecipanti dichiara di aver usato i social per impegnarsi a sostenere queste cause.
Viceversa, non si esclude che il maggior tempo speso online abbia portato le ragazze e i ragazzi ad una maggiore esposizione ai rischi della rete, e fra questi, al cyberbullismo: per il 59% di loro gli episodi di cyberbullismo sono aumentanti.
La rete, l’interconnessione sono strumenti che contengono potenzialità straordinarie ma che nascondono insidie oscure soprattutto per i nostri ragazzi che spesso sono i più esposti ai pericoli del web, delle “vittime privilegiate”.
Ce lo conferma anche Nunzia Ciardi, direttore del Servizio di polizia postale e delle comunicazioni che, intervenendo all’evento digitale Cuori connessi promosso da Polizia di Stato e Unieuro proprio in occasione proprio del Safer Internet Day, sottolinea come “La pandemia è stata un acceleratore potente della digitalizzazione della società ma ha anche segnato una evoluzione drammatica del cybercrime: se da un lato c’è stata una contrazione di tutti i reati fisici dall’altro i reati digitali hanno conosciuto una esplosione”.
“Dilatare la trama digitale su cui ormai siamo chiamati quotidianamente a muoverci ha inevitabilmente elevato le percentuali di rischio: se il sexting, il revenge porn, la sextortion hanno avuto un grande aumento, i casi di reati online con vittime minori sono cresciuti nel 2020 del 77%, i casi di pedopornografia addirittura del 132%“.
A preoccupare è anche “l’incremento dei casi di adescamento di minori online, in particolare per la fascia d’età 0-9 anni: erano stati 14 due anni fa, sono stati 41 l’anno scorso. Così come l’aumento delle estorsioni sessuali a danno dei più piccoli: 14 casi nel 2020, e di questi 4 a danno di bambini tra 0 e 9 anni. Categoria nella quale lo scorso anno il numero di vittime era stato pari a zero”.
Numeri che fanno riflettere, anche perché quasi sicuramente sottostimati.
Per questo occorre aiutare i ragazzi ad essere cittadini digitali consapevoli con l’aiuto della famiglia e della scuola che hanno il compito più difficile, quello di educare le giovani generazioni all’uso consapevole e appropriato delle tecnologie digitali e dei nuovi media, aiutando così a promuovere, ciascuno per la sua parte, una cultura che aiuti i ragazzi a riflettere, ad essere consapevoli ed empatici, ma anche a saper denunciare, a capire da che parte stare.