(Roma, 5 settembre 2020) – Era il 4 settembre 1995 quando a Pechino si apriva la Conferenza mondiale dell’Onu sui diritti della donna, tenutosi nel villaggio rurale di Hauirou, a circa 40 km da Pechino. Da quell’assise giunsero molti discorsi storici che diventarono un pezzo importante della storia del movimento mondiale delle donne.
“Una rivoluzione è iniziata! Non si torna più indietro”, tuonò davanti a diecimila donne, la tanzana Gertrude Mongella, segretaria generale della 4° e ultima Conferenza mondiale dell’Onu sui diritti della donna, “difensore internazionale dei diritti della donna”, “simbolo dell’avanzamento femminile”.
Memorabile il discorso dell’allora first lady americana Hillary Clinton: “Non è più accettabile discutere di diritti per le donne separatamente dai diritti umani. La nostra è stata una storia fatta di silenzi. E’ ora di cambiare” […] “Rompiamo il silenzio. I diritti delle donne sono diritti umani”.
Come importante fu l’appello che la prima donna eletta premier di un Paese musulmano come il Pakistan, Benazir Bhutto, fece alle donne di unirsi in una battaglia contro “l’oscurantismo” e “la discriminazione”, “primo passo verso la dittatura e l’usurpazione del potere”.
“A 25 anni da quella giornata, ricordare è necessario perché che non si trattò solo – come scrive Viola Rigoli in un bell’articolo su Io Donna – di un evento mediatico, bensì di una svolta nell’approccio alla tutela dei diritti delle donne. Si iniziò a tentare così di colmare quella marginalizzazione delle donne dal godimento dei diritti umani, riflesso dell’ineguaglianza di genere che da secoli ha influito sulle loro vite.” Parole chiave come “genere“, “empowerment“, “mainstreaming” riferite alle donne, da allora sono entrate nel dibattito ufficiale sulla questione femminile.
Una battaglia che, dopo 25 anni continua ancora. “E noi continuiamo a lottare.”