(Roma, 8 giugno 2020) – WorldOceansDay Oggi celebriamo la Giornata Mondiale degli Oceani. E lo facciamo con una buona notizia. Sì, perchè anche l’Italia ha aderito alla campagna lanciata dal governo britannico 30by30, per rendere area marina protetta il 30% dei mari entro il 2030 su scala globale.
Un obiettivo ancora lontano se pensiamo che secondo i dati del WWF nel Mediterraneo solo l’1,27% del mare è protetto. Eppure il Mare Nostrum potrebbe generare un valore aggiunto di 400 miliardi all’anno arrivando a quota 30%. Alla campagna del governo di Londra #30by30 hanno già aderito Belgio, Belize, Costa Rica, Finlandia, Gabon, Kenya, Palau, Portogallo, Seychelles, Vanuatu, Nigeria e Svezia.
Nel Dl Rilancio 40 milioni di euro sono stati destinati alle cosiddette Zone economiche ambientali (Zea), che comprendono anche le Zea marine. Mentre un milione di euro è stato assegnato a interventi di rilancio urgenti post Covid-19 nelle Aree Marine Protette ovvero per la realizzazione di strutture, l’adeguamento di info point, uffici Amp, sentieristica, segnaletica, e soprattutto per il corretto smaltimento in sicurezza dei dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti, che purtroppo vengono spesso abbandonati nell’ambiente.
La protezione del nostro mare parte dai nostri comportamenti sulla terra ferma. Lotta all’inquinamento, specie contro plastiche e microplastiche, stop cementificazione delle coste, tutela della biodiversità salvano il pianeta e le generazioni future.
E dobbiamo ricordare che il Mediterraneo, e per questo l’Italia particolarmente, è una delle regioni maggiormente a rischio per gli effetti del cambiamento climatico nel mondo.
Nella nostra regione climatica le temperature sono aumentate di 1,4 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale: 0,4 gradi centigradi in più rispetto alla media globale. Anche se si riuscirà a limitare l’aumento della temperatura media globale a 2 gradi centigradi, come previsto dagli accordi di Parigi, le condizioni di questa regione saranno tali da portare comunque a una significativa riduzione delle precipitazioni estive in diverse aree, fino al 10-30%, aggravando la generale carenza idrica e, di conseguenza, incidendo in modo significativo sulla produttività agricola, in particolare nelle regioni meridionali.
Per questo è necessario partire sin da subito con un grande piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico e per la salute dei nostri fiumi e mari.