(Roma, 4 dicembre 2019) – Negli ultimi due decenni, dal 1999 al 2018, l’Italia è al sesto posto nel mondo per numero di vittime causate dagli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, e diciottesimo per numero di perdite economiche pro capite.
Nello specifico, dal 1998 al 2018, l’Italia ha infatti registrato 19.947 morti riconducibili agli eventi climatici estremi, che hanno causato perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari.
Nel complesso, nel ventennio l’Italia risulta il vensiteiesimo Paese più colpito dagli eventi estremi. I dati emergono dal Climate Risk Index di Germanwatch è stato diffuso oggi alla COP25, la Conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite, a cui sono stati invitati 196 Paesi, trasferita da Santiago del Cile a Madrid a causa delle proteste antigovernative degli ultimi mesi in Cile.
Il rapporto di Germanwatch pone l’accento sul fatto che le condizioni meteorologiche estreme, legate ai cambiamenti climatici, stanno colpendo non solo i Paesi più poveri come Myanmar e Haiti, ma anche alcuni dei Paesi più ricchi del mondo.
Nel 2018 il Paese più colpito dagli eventi estremi è infatti il Giappone, che l’anno scorso ha dovuto fare i conti con piogge eccezionali, ondate di calore e tifoni. Seguono Filippine, Germania, Madagascar, India, Sri Lanka, Kenya, Ruanda, Canada e Fiji.
In termini assoluti, è l’India a essere prima sia per numero di vittime (2.081, davanti alle 1.282 giapponesi e alle 1.246 tedesche), sia per perdite economiche: (37,8 miliardi, cui seguono i 35,8 miliardi del Giappone). L’Italia, nella classifica annuale, è invece ottava per perdite economiche pro-capite, e ventottesima per morti.