(Roma, 7 novembre 2019) – L’amministrazione Trump in questi giorni ha presentato formalmente alle Nazioni Unite la documentazione per ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, mantenendo la sua promessa di smantellare un altro dei capisaldi dell’eredità di Barack Obama. Il ritiro entrerà in vigore un anno dopo la notifica, vale a dire il 4 novembre 2020, il giorno dopo le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

L’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo sul clima è molto preoccupante. Sappiamo come gli impegni presi a Parigi già oggi non sono sufficienti a mantenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi. Il passo indietro dell’America è una scelta che definirei antistorica, di chiusura, di incapacità di capire qual è la sfida dell’umanità in questo tempo.

In questo modo si mandano all’aria e si rischiano di vanificare anni e anni di lavoro e di negoziati internazionali che avevano portato a un’intesa firmata nel 2015 da altri 200 Paesi.

Credo che la decisione di Trump sia la scelta di un Presidente in difficoltà, che tenta di rispondere alle esigenze delle lobbies e non guarda invece alle esigenze delle future generazioni. Un segnale molto allarmante anche perchè fa venir meno il ruolo guida degli Stati Uniti, una delle grandi potenze mondiali, che poteva dare all’Accordo di Parigi sostanza e spinta.

Ne discuteremo comunque alla COP25 che ci sarà a Madrid all’inizio del prossimo mese di dicembre.

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ACCORDO DI PARIGI CLIMA: “L’uscita degli Stati Uniti è una scelta antistorica”
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