(Roma, 9 maggio 2019) – La riduzione del numero dei parlamentari è una pessima riforma, “un pasticcio”, che cambia ben poco e fa invece molto male alla democrazia rappresentativa.
Dietro non c’è nessun progetto riformista, nessuna riflessione sul ruolo e la funzione del sistema parlamentare. Si continua invece scientificamente, con metodo “chirurgico”, a colpire la democrazia rappresentativa, per come l’abbiamo conosciuta e per come l’hanno scritta i nostri Costituenti.
Questa iniziativa va infatti letta insieme all’altra modifica della Costituzione, in discussione, che introduce una procedura rinforzata per l’iniziativa legislativa popolare e il referendum propositivo. Un procedimento che mette in contrapposizione la volontà popolare e il Parlamento, ponendosi chiaramente in una logica non di complementarietà, ma di alternatività tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa, con uno scardinamento dei principi su cui questa si basa.
Non è difficile intravedere un disegno pericoloso, che ha come unico obiettivo quello di restringere il ruolo e la funzione del Parlamento, allontanando ancora di più i cittadini dai loro rappresentanti.
In linea di principio il Partito Democratico non è contrario alla riduzione del numero dei parlamentari, ma ritiene che la questione debba essere affrontata nell’ambito di una riforma che renda il sistema parlamentare più efficiente e rappresentativo. Non si può mettere mano alla Costituzione, pensando che la questione dell’efficienza delle nostre istituzioni passi attraverso una semplice e demagogica riduzione delle spese, quando poi resta fermo l’impianto del bicameralismo perfetto.
Di questo non è stato possibile discutere. Anche questa volta M5S e Lega hanno rifiutato il dialogo: con una forzatura regolamentare hanno imposto di circoscrivere il dibattito e la presentazione di emendamenti soltanto alla questione del numero dei parlamentari, sostenendo che qualsiasi altra proposta emendativa, persino l’estensione del voto ai diciottenni per eleggere i senatori, sarebbe stata estranea “per materia” al tema in discussione. La maggioranza “giallo-verde” ha così confermato, con il suo atteggiamento di chiusura, che in discussione non c’è nessuna riforma, ma soltanto un brutale taglio della rappresentatività delle nostre istituzioni democratiche.
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