(Roma, 21 giugno 2018) Secondo i dati resi noti qualche giorno fa dall’Istat, nel 2017 la spesa media mensile delle famiglie italiane è stata pari a 2.564 euro, in aumento dell’1,6% rispetto al 2016, e del 3,8% nei confronti del 2013, anno in cui si è registrato il punto minimo dei consumi.

Tuttavia sebbene questi dati confermino una tendenziale crescita per il quarto anno consecutivo, la spesa media mensile familiare rimane al di sotto dei 2.640 euro registrati nel 2011, anno di picco dopo il quale è seguito un biennio di forte contrazione (-6,4%).

Dall’analisi dei dati diffusi, di cui qui trovate una sintesi, alcune brevi considerazioni.

La prima. “Considerando la ripresa della dinamica inflazionistica (+1,2% nel 2017 rispetto al -0.1% del 2016, quando la spesa media mensile era salita dell’1,0%), l’incremento di spesa in termini reali subisce un rallentamento”. Ciò significa che i consumi in Italia vanno al rallentatore.

La seconda. Il passo lento dei consumi delle famiglie italiane avviene in un momento di crescita o meglio di “recupero”, consolidatosi nel 2017, dell’economia italiana. Ciò indica quindi che la ripresa economica ha prodotto una spinta molto debole verso la crescita dei consumi degli italiani.

La Terza. I freddi numeri rilevati dall’Istituto Nazionale di Statistica confermano purtroppo un’amara verità: non solo la spesa dei consumi è lenta, ma è diseguale. Crescono dunque le disuguaglianze: “Aumenta la forbice tra le famiglie a più alto e più basso livello di spesa”.

Nel 2017 la spesa media mensile del decimo di famiglie che spende meno è scesa del 5% mentre quella del decimo che spende di più è aumentata del 4,3%.  Traducendo, le famiglie che nel 2016 spendevano meno hanno ulteriormente ridotto la spesa per consumi, mentre le famiglie che spendevano di più l’hanno aumentata. L’incremento medio complessivo di spesa tra il 2016 e il 2017 sembra quindi essere trainato da chi già in passato consumava di più ed è frenato da chi già consumava di meno.  Se poi analizziamo i livelli di reddito, si scopre che gli incrementi maggiori di spesa si registrano tra le famiglie di imprenditori e liberi professionisti i cui consumi crescono del 12,4% con una spesa media mensile di 4.030 euro, la più alta in assoluto. Mentre è di 2.792 euro la spesa per gli altri lavoratori indipendenti. In aumento rispetto al 2016 anche i consumi delle famiglie che hanno come riferimento un lavoratore dipendente in posizione di dirigente, quadro o impiegato (+3,6%) con una media mensile di 3.278 euro, e quelle con un operaio e assimilati (+5,2%) con una media di 2.347 euro.

La quarta. Permangono ampie le differenze territoriali. Nelle regioni del Nord-Ovest le famiglie spendono mediamente 2.875 euro al mese, quasi 900 euro in più che nelle Isole dove la spesa è di 1.983 euro. La spesa media è invece di 2.844 euro nell’area del Nord-Est, di 2.679 euro al Centro e di 2.071 euro al Sud. Si confermano, dunque, “le rilevanti differenze territoriali che caratterizzano il nostro Paese, derivanti da diversi fattori di natura economica e sociale”.

La ripresa della crescita raggiunta con le riforme operate dai Governi di centrosinistra degli ultimi anni ha segnato il primo passo per il rilancio dell’economia italiana. Occorre certo migliorare, affinare, correggere. Più di tutto serve mettere in atto politiche che permettano di ridurre le disuguaglianze e l’ingiustizia sociale; condizioni che una volta di più, l’analisi dei consumi dell’Istat sembra riconfermare. Altrimenti, il rischio concreto è quello di soffocare i primi positivi risultati ottenuti.

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ISTAT, FAMIGLIE, I CONSUMI MENSILI RALLENTANO. AUMENTANO LE DISUGUAGLIANZE