No al bullismo e al cyberbullismo. Oggi, 7 febbraio si celebra la Prima giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola promossa, nell’ambito del Piano nazionale per la prevenzione degli abusi tra i più giovani, dal Ministero dell’Istruzione che in tutta Italia ha lanciato l’iniziativa “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”. Gli studenti, gli istituti scolastici e le associazioni aderenti condivideranno e rilanceranno attraverso i loro canali di comunicazione il “nodo blu”, simbolo della lotta nazionale delle scuole italiane contro il bullismo.

Questa Prima giornata nazionale di no al bullismo si colloca nel più globale “Safe Internet Day” (SID – Giornata per la sicurezza in Rete), istituita dalla Commissione Europea che quest’anno, giunta alla sua XIV edizione, si celebra in oltre 100 Paesi con l’obiettivo di far riflettere i ragazzi non solo sull’uso consapevole della rete ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ognuno nel rendere il web un luogo positivo e sicuro.
In Italia il bullismo è un fenomeno molto spesso sottostimato anche se tutti i numeri che ne misurano la diffusione parlano chiaro: il bullismo sul web, per il suo carattere pervasivo e, al contempo incisivo all’interno del tessuto sociale, è in rapido e costante aumento.
Diverse ricerche mettono in luce gli aspetti salienti di questa problematica divenuta ormai strutturale. Qui sotto ecco alcuni esempi.
RAPPORTO CENSIS – Secondo i dati contenuti nel Cinquantesimo Rapporto del Censis più della metà (52,7%) degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni nel 2016 dichiara di aver subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei. La percentuale sale al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di 11 e 13 anni. La ricerca prosegue poi intervistando i presidi. Degli oltre 1.800 dirigenti scolastici delle scuole italiane medie e superiori interpellati dal Censis, il 47,5% indica i luoghi di aggregazione giovanile come quelli in cui si verificano più frequentemente episodi di bullismo, seguono iltragitto casa-scuola (34,6%) e le scuole (24,4%).
Ma è su internet che il bullismo trova il terreno più fertile.
 
POLIZIA POSTALE – La Polizia Postale riferisce di 235 minori vittime di bullismo in rete nel 2016, con denunce a carico di 31 minorenni: per la maggior parte si tratta di ingiurie e minacce (88), seguono furti dì identità sui social (70), 42 casi di diffamazione e 27 di pedopornografia. Questi i dati che si riferiscono alla sola realtà “emersa” che quindi non tiene conto invece della parte “oscura”, non denunciata che deve fare i per lo più i conti con la paura e la vergogna provata dalle vittime nel denunciare e la reticenza dei “bulli” ad ammettere le proprie responsabilità.
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UNIVERSITA’ LA SAPIENZA DI ROMA – Non meno rassicuranti sono i risultati dell’indagine, ancora in corso, sul bullismo in rete condotta dall’Università La Sapienza di Roma che coinvolge un campione di 1500 ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado di 20 province italiane, applicando questionari anonimi e focus group. Di questa ricerca sul cyberbullismo colpisce il dato sul “disimpegno morale”: 8 ragazzi su 10 non considerano grave insultare, ridicolizzare o aggredire on-line, via social. Questo perché la vittima viene percepita distante ed anzi è ritenuta addirittura essa stessa responsabile dell’aspetto, del comportamento, del look per il quale viene bullizzata. Ridicolizzare il diverso on-line sembra quasi la norma. Inoltre, sempre per 8 alunni su 10 le conseguenze per la vittima vengono reputate non gravi e comunque dipendono dalla sua fragilità, anche questa una sorta di colpa.
Molto bassa anche la percezione di ciò che è illegale, di ciò che è reato: più di 6 ragazzi su 10 non ritiene grave pubblicare immagini che ridicolizzano anche senza autorizzazione, mentre per il 58% del campione il furto di identità (ovvero creare e usare profili falsi altrui) non è reato.
Dal quadro complessivo emerge un universo giovane che sottovaluta l’impatto delle forme di cyberbullismo sulle vittime, che attiva meccanismi di disimpegno morale, sminuendo i comportamenti e incolpandone la vittima, che “soffre” di assenza di empatia, carenza di capacità simbolica e di quasi analfabetismo affettivo.
SKUOLA.NET e UNIVERSITA’ DI FIRENZE – Massima attenzione anche sul comportamento dei minori italiani sul web. Secondo una ricerca di Skuola.net ” e Università degli Studi di Firenze il 40% dei teenager dichiara di trascorrere online oltre 5 ore al giorno“. Whatsapp si conferma il social più frequentato dagli adolescenti (80,7%), anche sotto l’età minima di iscrizione, seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Il 14% degli intervistati dichiara di non verificare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento che rende i giovani prede di titoli sensazionalistici e ‘bufale’ che possono fomentare reazioni poco ragionate guidate da sentimenti di odio o rabbia. Tre intervistati su 10 (il 29%) hanno messo un like ad un post che insulta o critica un loro coetaneo; mentre 1 su 10 ha criticato aspramente un coetaneo su un social network. Quasi 3 ragazzi su 10 (il 28%) di persona non avrebbe usato le stesse a parole.
TELEFONO AZZURRO e DOXAKIDS – Preoccupanti, infine, i dati dell’indagine “Il tempo del web. Adolescenti e genitori online” realizzata da Telefono Azzuro Onlus in collaborazione con Doxakids che si basa sulle risposte di 600 ragazzi dai 12 ai 18 anni e 600 genitori dai 25 ai 64 anni. Il 17% dei ragazzi intervistati dichiara di non riuscire a staccarsi da smartphone e social, 1 su 4 è sempre online, quasi 1 su 2 si connette più volte al giorno, 1 su 5 è afflitto da vamping: si sveglia durante la notte per controllare i messaggi arrivati sul proprio cellulare. Quasi 4 su 5 chattano continuamente su Whatsapp.
 
Se i ragazzi palesano una dipendenza evidente, non sono da meno mamme e papà. 4 genitori su 5 dichiarano di usare i social per comunicare quotidianamente con i propri figli – 68% Whatsapp, 18% altre chat – 1 su 4 di soffrire di vamping.
E ancora, 4 ragazzi su 5 (73%) dichiarano che la frequentazione di siti pornografici sia molto diffusa tra i giovani, il 28% di loro teme di diventarne dipendente, mentre 1 su 10 conosce qualcuno che ha fatto sexting: invio di messaggi sessualmente espliciti o immagini inerenti al sesso. Di converso il 71% dei genitori dichiara di non aver mai sentito parlare di sexting, il 12% di non saper cos’è il cyber bullismo.
Cinque ricerche che compongono la fisionomia del bullismo e della sua variante in rete, marcandone i caratteri. Istantanee che ci aiutano a fare luce sul fenomeno e che al contempo ci indicano i percorsi sui quali intervenire. Uno scenario nel quale per chi educa, genitori, maestri, professori, e per chi fa politica la sfida è aperta.
Al confronto, noi parlamentari non ci sottraiamo. In questi mesi abbiamo cercato di fare la nostra parte. Da poche settimane infatti abbiamo approvato in terza lettura un disegno di legge che punta alla tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo. Il provvedimento, a prima firma della senatrice Elena Ferrara, che ha vissuto direttamente la tragedia di una sua studentessa toltasi la vita all’età di 14 anni dopo essere stata devastata psicologicamente da ripetute forme di violenza digitale, dovrà tornare a Montecitorio per la quarta lettura che speriamo vivamente sia quella definitiva.
La proposta di legge segna un passaggio importante per combattere la povertà educativa di cui il bullismo di rete è figlio, ponendo al centro i minori, vittime e responsabili, lavorando sulla prevenzione, sulla tutela e la cura delle vittime, sulla presa di coscienza e il recupero dei “bulli”. Elementi che richiedono un’attenzione imprescindibile e specifica all’educazione di ragazzi e bambini. Educazione e prevenzione sono infatti i cardini sui quali interviene e agisce il testo del provvedimento. Cruciale in questo senso è l’importanza attribuita alla scuola come luogo di prevenzione sul quale maggiormente investire con progetti formativi e azioni integrate sul territorio volti a favorire comportamenti responsabili nei ragazzi, e alla famiglia come contesto indispensabile pronto a cogliere i sentimenti di umiliazione, vergogna, dolore dei ragazzi e a insegnare loro l’uso corretto e consapevole del web.
Numerose sono le novità introdotte nel disegno di legge, tra le quali: la definizione del fenomeno e la possibilità, per il minore (anche senza l’intervento del genitore) di chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento, la rimozione o il blocco della “cyber aggressione”. Nel caso in cui il gestore del social ignori l’allarme, la vittima o il genitore, questa volta informato, potrà rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali, che entro 48 ore successive dovrà intervenire per cancellare il contenuto di ciò che è ritenuto lesivo della dignità del ragazzo; l’individuazione in ogni istituto scolastico, di un docente referente, opportunamente formato, con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del bullismo digitale, avvalendosi anche della collaborazione delle Forze di polizia; l’istituzione di un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo via web; l’utilizzo della “procedura di ammonimento” mutuata dalla disciplina dello stalking secondo la quale il “bullo” di età superiore ai quattordici anni sarà convocato dal questore insieme a un genitore. Gli affetti dell'”ammonimento” cesseranno solo una volta maggiorenne. Importantissimo poi il coinvolgimento attivo dei genitori o tutori in interazione con il dirigente scolastico e i servizi sociali territoriali a sostegno dei minori vittime di atti di bullismo o alla rieducazione dei minori autori di tali condotte.
La speranza è che si possa arrivare al voto definitivo del testo già in questa legislatura; sarebbe un segnale importante che la politica dà nel porre argini concreti al fenomeno moderno del bullismo digitale, e che ci ricorda ancora una volta come dall’educazione dei più giovani passi il progresso del nostro Paese.
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07 febbraio – Prima Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo
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