L’Unità – Mercoledì 6 aprile 2016di Bianca Di Giovanni

Intervista a Chiara Braga: “Regole più semplici e trasparenza: così abbiamo sbloccato l’Italia” Parla la relatrice del provvedimento varato due anni fa. “Le lobby? Abbiamo incontrato molte associazioni nella sede deputata: il Parlamento”

Ha fatto la relatrice allo sblocca-Italia in quel torrido agosto 2014, quando ha incontrato rappresentanti di associazioni, di imprese e autorità indipendenti. «Tutti nella sede istituzionale deputata, cioè il Parlamento, dove si sono svolte moltissime audizioni. Io credo che non si debba demonizzare il rapporto con l’impresa, perché per intervenire in modo efficace in questi settori abbiamo bisogno di conoscenze tecniche, di esperienza, di un confronto con gli addetti ai lavori». Così parla Chiara Braga, responsabile ambiete del Pd nonché membro della Commissione Ambiente e lavori pubblici a Montecitorio. Dopo il «ciclone» che si è abbattuto sulla ex ministra Federica Guidi, quel provvedimento è tornato sotto i riflettori, essendo stato il primo «veicolo» legislativo in cui si è tentato di introdurre l’emendamento su Tempa Rossa. La norma fu giudicata inammissibile in quella sede, mentre fu ritenuto ammissibile nella legge di Stabilità successiva. Onorevole Braga, con lo sblocca Italia si sono avviate molte opere che fino ad allora non riuscivano ad andare avanti.

Qual era, ed è ancora, secondo lei il freno maggiore in Italia? «Il quadro normativo che abbiamo in Italia è troppo complesso. Il codice degli appalti è costituito da un numero di norme incredibile, che si sono sovrapposte nel tempo. È una selva in cui è difficile districarsi. Tant’è che il governo ha deciso di riscrivere un nuovo codice, abbiamo dato una delega, oggi i decreti legislativi sono all’esame del Parlamento. Il testo uscirà il 18 aprile».

E in questa «selva» come mai si è riusciti a sbloccare? «Alcune costrizioni sono state risolte anche con delle deroghe».

Ecco in Italia quando si sente questa parola si pensa subito che alcune tutele siano saltate. Come non pensarlo in un Paese coin una illegalità e una corruzione così diffusa? «Bisogna chiedersi come mai l’illegalità e la corruzione sono cresciute proprio in mezzo a quella matassa inestricabile di norme. Evidentemente non servono tante regole per frenare l’illegalità, bensì regole semplici, trasparenti e controllabili. Ecco perché assieme alle deroghe abbiamo anche varato norme che definirei hard, come la nomina di commissari, l’obbligo di un rendiconto pubblico sulla gestione degli appalti, come è successo per la Napoli-Bari, abbiano rafforzato le garanzie per le tutele ambientali. Anche intervenendo in modo forte sulla semplificazione, si possono mantenere le tutele attraverso la trasparenza. Su questo punto c’è stato un grande dibattito in Palramento».

Questi nuovi vincoli come sono stati vissuti dalle aziende? Che effetto hanno avuto sui lavori? «Le opere sono state sbloccate, quindi mi pare che le aziende abbiano reagito bene e che il sistema abbia guadagnato in efficienza. D’altro canto le aziende più sane sono le prime a chiedere più trasparenza e concorrenza. Le stesse imprese vogliono superare la logioca del massimo ribasso, e chiedono di essere valutate sulla qualità». L’attività delle lobby si è fatta sentire molto? «Abbiamo ascoltato moltissimi soggetti attraverso un impegnativo lavoro di audizioni. Si trattava di un provvedimento su tantissime materie, quasi una Finanziaria: acqua, autostrade, dissesto idrogeologico, infrastrutture».

Quale intervento considera il più importante, il più riuscito? «Sicuramente le norme sul dissesto idrogeologico. In quel testo abbiamo riavviato provvedimenti fermi da anni, come quello sul Bisagno a Genova che attendeva un intervento da anni e che aveva provocato molte vittime e danni. Con lo sblocca Italia abbiamo dato stabilità agli investimenti. Abbiamo infatti introdotto una norma che prevede che in una gara per dissesto idrogeologico, e dunque di pubblica utilità, va avanti anche in presenza di un ricorso. Il procedimento giudiziario si sospende: se il ricorrente avrà ragione, verrà risarcito in un secondo tempo. In questo modo abbiamo dato priorità alla pubblica utilità. Come vede, non sempre le deroghe sono contro il cittadino».

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«Regole più semplici e trasparenza: così abbiamo sbloccato l’Italia»
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