(Roma, 6 dicembre 2022) – Domani, 7 dicembre, a Montreal, in Canada, prenderà il via la COP15, la 15^ Conferenza delle Parti della Convenzione dell’Onu sulla Diversità Biologica dedicata alla promozione e allo sviluppo di un piano globale per la tutela, la protezione e il ripristino della biodiversità del e per il nostro pianeta.
Una Cop15, quella che si aprirà domani, di importanza cruciale e strategica per il futuro dell’ecosistema mondiale, fortemente minacciato dalle conseguente devastanti della crisi climatica in atto. In questa assise, infatti, è più che mai necessario raggiungere un nuovo Accordo quadro sulla biodiversità che sostituisca quello adottato precedentemente nel 2010 ad Aichi, in Giappone. Un Accordo ormai datato, vecchio di dieci anni, che prevedeva 20 obiettivi per ridurre la perdita di biodiversità, nessuno dei quali è stato purtroppo raggiunto interamente.
Nella bozza del nuovo Accordo quadro della COP15 sono previsti 22 obiettivi, sui quali l’intesa sembrerebbe ancora molto lontana.
L’obiettivo principale è il cosiddetto target “30 by 30” ovvero quello di impegnare i Paesi dell’Onu a dichiarare area protetta almeno il 30% del territorio globale e il 30% degli oceani entro il 2030. Più di 100 Paesi su 196 parti che compongono la COP15 si sono già detti favorevoli. Ne restano da convincere quasi altrettanti e l’impresa non sarà facile. Al 2020 le aree protette sono solo il 15% del territorio mondiale e il 7,5% degli oceani.
Inoltre, molte ong che parteciperanno alla Conferenza spingeranno per inserire nel documento finale il concetto di “nature positive” secondo il quale gli Stati dovranno adottare politiche che migliorino gli ecosistemi e non si limitino a ridurre i danni, che fermino ma anche invertano quindi la perdita di natura.
La speranza è che si giunga ad un’intesa e soprattutto che gli impegni presi sulla carta si traducano in azioni reali e concrete. Ne va della sopravvivenza insieme del pianeta e nostra stessa.