(Roma, 25 ottobre 2022) – Nel discorso programmatico di Giorgia Meloni emerge da un lato l’elenco di una serie di problemi, con indicazioni davvero poco precise su come provare ad affrontarli, anche quelli più stringenti come i temi economici, dell’aumento del costo dell’energia, dell’inflazione. Dall’altro una certa dimenticanza delle emergenze sociali che già tocchiamo e molto probabilmente, purtroppo, segneranno i prossimi mesi. La sensazione è che secondo l’approccio tipico della destra siano tutti buoni argomenti per costruire un colpevole o un responsabile dei problemi che ci sono e molta poca attenzione nel provare ad affrontarli e dare loro una risposta.
Un discorso chiaramente di destra che ha cercato di rassicurare su alcuni punti con un approccio molto istituzionale ma altrettanto netto su pace fiscale, sulla deregulation, sulla rimozione di regole come soluzione per liberare le energie.
Quello che ho trovato una mancanza molto grave, oltre ad aver liquidato con una certa superficialità e qualche frase a effetto alcune eredità del passato, è stata l’assenza totale di attenzione al tema delle diseguaglianze, quelle sociali ma anche quelle generazionali e di genere. E dentro questo pezzo, molto chiaro ed espressione del pensiero della destra, l’assenza quasi totale della consapevolezza di come i temi ambientali e climatici siano trasversali a tutte le politiche che dovremo mettere in campo, a partire da quelle economiche, del lavoro, di cura degli aspetti più specificamente ambientali.
A tale proposito, sui temi ambientali, della transizione ecologica e dell’energia dalle parole di Meloni è arrivata la conferma di qual è l’approccio che la destra su questi argomenti: qualcosa di cui ci si deve occupare per forza, un problema che ci si può permettere di liquidare in una frase, in un discorso, con sempre la necessità di precisare che deve essere cosa limitata, contenuta, che non pregiudichi lo sviluppo. Questo è il tipico sguardo al passato che ha la destra, che tradisce il fatto che non vede l’ambiente come un vettore di sviluppo del nostro paese, dell’economia, nonostante tutto il mondo delle imprese green, delle rinnovabili. Se facciamo un’analisi dettagliata, Meloni ha parlato più di fossili che di rinnovabili, non ha citato affatto il tema dell’efficienza, dell’uso delle risorse a partire dall’energia, che invece è un grande asse portante delle politiche europee. Eppure si tratta di temi sui quali l’Italia avrebbe tutto da giocare con più coraggio perché essendo povera di materie prime avrebbe bisogno di efficientare molto i propri processi produttivi, di mobilità, di consumo. Anche su questi argomenti, poi, alcune frasi ad effetto: giusto il richiamo alla tragedia delle Marche, ovviamente, ma se poi questo si traduce, come immagino, in un occhio strizzato a una riduzione delle politiche di tutela del suolo siamo esattamente alla negazione di quel che si dice, perché quando si afferma di voler ‘lasciar fare a chi vuole fare’ nel concreto diventa questo, come è stato per molti governi destra.
Da ultimo, la prima presidente del Consiglio è quella che si vuol far chiamare ‘il presidente’, che anche dal punto di vista dell’italiano è un po’ strano, ancor prima del linguaggio di genere. Una forzatura. E nel citare meritoriamente le donne protagoniste di tante conquiste e passi in avanti, sceglie di citarle per nome, cosa che credo non sarebbe mai avvenuta se si fosse trattato di uomini delle istituzioni o rappresentanti di altri mondi. Non l’ho vissuta come confidenza o vicinanza ma come differenza, che è un po’ una diminutio.