Articolo scritto per il portale d’informazione online RiEnergia

(Roma, 29 settembre 2021) – In queste settimane, molta attenzione si è concentrata sul rischio di un incremento significativo del prezzo delle bollette di luce e gas. Il Governo è giustamente intervenuto con misure urgenti per contenere l’impatto di questo aumento su famiglie e imprese.  Si è intervenuti sull’Iva, portata per tutti al 5%, nonché sugli oneri di sistema, ovvero quei costi di gestione indipendenti dal consumo degli utenti, a beneficio di circa 29 milioni di clienti domestici e circa 6 milioni di piccole e piccolissime imprese. Si è poi previsto un rafforzamento del bonus sociale elettrico, azzerando gli aumenti per le persone e famiglie in condizioni di disagio economico o con difficoltà sociali e sanitarie che già ne beneficiano.

Si è trattato di un intervento finalizzato ad affrontare rapidamente una situazione in parte prevedibile ma che avrebbe avuto, se non gestita, un contraccolpo devastante su famiglie e tessuto produttivo, rischiando di compromettere la fase di ripresa economica che anche l’Italia sta vivendo.

E tuttavia, anche se con qualche limite dovuto alla natura generalizzata dell’intervento previsto dal Governo, sappiamo che si tratta di un’azione che dovrà vedere a breve altre iniziative per superare la contingenza e aggredire alcuni problemi strutturali che sono all’origine della dinamica crescente dei prezzi.

In caso contrario, non avremmo dovuto fronteggiare solo un aumento diretto sulle bollette energetiche di famiglie e imprese, ma anche un aumento indiretto per l’incremento dei costi di produzione che si sarebbe trasferito sui consumi.

È bene sottolineare ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che questo aumento non è imputabile alla transizione ecologica e energetica che ci siamo impegnati a realizzare insieme all’Europa per contrastare il cambiamento climatico. L’80% dell’aumento registrato nel prezzo dell’energia è imputabile all’incremento del prezzo delle fonti fossili, in particolare del gas importato dalla Russia e non solo, da cui dipende una parte significativa del nostro sistema energetico; solo il 20% quindi è correlato all’aumento del costo dei permessi di emissione di CO2 acquistate dalle imprese. Ci sono ragioni articolate che spiegano l’incremento del costo del gas, tra cui l’aumento della domanda legato proprio alla ripresa economica.

Queste ragioni ci spingono a potenziare ancora di più gli sforzi per ridurre il più rapidamente possibile la nostra dipendenza dalle fonti fossili, gestendo la transizione, diversificando gli approvvigionamenti e puntando con decisione all’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Dobbiamo accelerare rapidamente la capacità installata, come peraltro ci siamo impegnati a fare con il PNRR: realizzare gli impianti per raggiungere gli obiettivi di produzione annua che ci permetteranno di raggiungere l’obiettivo del 70% di consumi elettrici coperti da energia rinnovabile al 2030 e rafforzare gli strumenti di accumulo che garantiscono continuità e sicurezza al sistema energetico e impediscono fluttuazioni di prezzi legati alla non programmabilità di molte fonti rinnovabili, come il fotovoltaico.

Un altro obiettivo da perseguire è migliorare a livello europeo la normativa in materia di certificati ETS, per avere maggiore omogeneità, e agire nel frattempo per un uso equilibrato del maggior gettito che deriva dallo scambio delle quote di CO2 per calmierare il prezzo di bollette per famiglie e piccole e piccolissime imprese. Senza tuttavia dimenticare che l’obiettivo prioritario del sistema ETS è utilizzare queste risorse per interventi strutturali di decarbonizzazione dei settori industriali, così da realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo.

Proprio per questo l’onorevole Benamati, capogruppo del PD in Commissione Attività Produttive intervenendo alla Camera, ha giustamente sottolineato l’importanza di vedere emanato in tempi rapidi il decreto ministeriale di competenza del MITE, di concerto con il MEF, per riconoscere alle aziende le compensazioni per gli ETS.

È poi auspicabile un intervento più organico sugli oneri di sistema, che coprono attualmente non solo l’incentivo alle rinnovabili ma anche costi impropri – pensiamo al costo del decommissioning delle vecchie centrali nucleari – che possono ragionevolmente essere coperti da altre fonti di finanziamento, come sta avvenendo in diversi paesi europei.

Il bonus sociale resta uno strumento molto importante per contrastare la povertà energetica, che è un fenomeno ancora molto diffuso e in crescita nel nostro Paese; si stima che più di 2,3 milioni di famiglie italiane vivono in una condizione di povertà energetica. Le ragioni riguardano certamente il costo elevato dell’energia e il basso reddito, ma incidono anche altri fattori legati al grado di vetustà degli impianti e all’inefficienza del patrimonio edilizio esistente. Ecco perché è molto importante spingere negli interventi di riqualificazione energetica, anche attraverso gli incentivi fiscali come il superbonus e ecobonus, orientandoli sempre di più nella direzione del contrasto alle situazioni di povertà e fragilità, con un taglio sociale oltre che ambientale.

Le Comunità energetiche da fonti rinnovabili sono un’altra grande opportunità, grazie al recepimento, in parte già anticipato dall’Italia, della direttiva europea 2018/2001; la diffusione di esperienza di produzione e autoconsumo dell’energia, rimuovendo gli ostacoli burocratici e accompagnando con meccanismi di sostegno finanziario l’investimento iniziale, può consentire di dare una risposta sostenibile e anche conveniente dal punto di vista economico anche alle fasce più vulnerabili. È importante, infatti, che l’obiettivo fondamentale della transizione energetica si realizzi tenendo ben presente l’impatto dei suoi costi, per evitare che ci sia una ricaduta sociale sulle fasce e le categorie economiche più deboli e meno strutturate ad affrontare il cambiamento.

Dobbiamo puntare a realizzare nei prossimi anni una transizione che sia davvero sostenibile perché giusta, anche nel settore dell’energia.

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CARO ENERGIA: “Le rinnovabili sono al soluzione, non il problema”
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