(Como, 14 luglio 2020) – Ieri le indagini condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e dai Carabinieri forestali hanno accertato l’ennesima “infiltrazione” della ‘ndrangheta nel business del ciclo dei rifiuti e condotto agli arresti cinque persone tra cui un consigliere comunale di Busto Arsizio, “prestanome” di una società per creare, attraverso false fatture, “fondi neri” per la ‘ndrangheta.
Quello che più colpisce dalle notizie di stampa, oltre alla ‘spregiudicatezza’, all’’indifferenza alle regole sociali’ è la creazione, come lo definisce il gip titolare dell’inchiesta, di ‘un sistema di mutuo soccorso e sostegno’ alla ‘ndrangheta in cui la maggior parte delle dazioni di denaro avveniva attraverso la creazione di fondi ad hoc, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, per fittizie consulenze e la compiacenza ‘silente’ persino di un consigliere comunale di Busto Arsizio.
Un sistema che descrive molto bene la capillarità e la pervasività della criminalità organizzata nel nostro territorio, da Como a Varese, passando per Milano.
Una “longa manus” al cui centro c’è il business del traffico dei rifiuti, mentre tutt’intorno ruotano imprese, personalità disinvolte, prestanomi appartenenti a diversi ambiti in collegamento stretto con primari ambienti della criminalità organizzata.
L’operazione ha riacceso i riflettori sulla discarica comasca in località “La Guzza”, posta a ridosso del ponte della Pedemontana, per la gestione della quale già lo scorso ottobre 2019 furono effettuati 11 arresti per traffico illecito di rifiuti insieme al sequestro preventivo di fabbricati, terreni, disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di oltre un milione e 500mila euro, e sulla quale la magistratura accertò il collegamento con la ex ditta Walter di Oltrona San Mamette: parte dei rifiuti della “La Guzza” vennero infatti movimentati illegalmente proprio all’interno della ex ditta di Oltrona.
Oggi l’indagine si è ulteriormente allargata, giungendo a scoprire l’intreccio del traffico illecito di rifiuti con la ‘locale‘ di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, tra Milano e Varese, che secondo gli inquirenti, ha messo le mani sulla società di trattamento rifiuti che gestiva proprio l’impianto della “La Guzza” di Como.
Occorre sempre tenere alta l’attenzione soprattutto in un settore come quello del ciclo dei rifiuti; l’estrema redditività economica della sua gestione lo rendono uno degli ambiti privilegiati di infiltrazione della criminalità organizzata, anche grazie alla capacità di approfittare di situazioni di difficoltà delle imprese che vi operano e di offrire soluzioni illegali. Lo dimostrano i numerosi riscontri emersi dall’attività d’inchiesta svolti anche in Lombardia dalla Commissione parlamentare sulle Ecomafie di cui sono stata presidente nella scorsa legislatura.
Un ringraziamento sentito va alle Forze dell’ordine, alla Direzione distrettuale antimafia di Milano e alle squadre delle Fiamme gialle, che grazie al lavoro e all’impegno nel seguire anche la traccia economico-finanziaria, sono riuscite a fare luce nella profondità di questo brutto spaccato di criminalità organizzata tra Como e Varese.