(Como, 10 settembre 2019) – “Oltre ottanta donne vittime di stalking, maltrattamenti o lesioni in famiglia in provincia di Como. Quattordici le richieste di allontanamento da casa emanate d’urgenza dalla Procura della Repubblica comasca e già due le misure cautelari emesse a carico di uomini, compagni, mariti. Quattro vittime sentite al giorno, una media impressionante calcolata dopo l’entrata in vigore, lo scorso 9 agosto, del “Codice Rosso”, la nuova legge varata con l’obiettivo di tutelare le vittime di violenza domestica e di genere, velocizzandone l’audizione entro tre giorni dalla denuncia per intervenire tempestivamente e mettere subito in sicurezza le vittime.
Numeri dolorosi che inchiodano la nostra provincia a guardare ancora una volta in faccia al fenomeno della violenza sulle donne, tragicamente alto in tutto il Paese, maledettamente elevato anche a Como.
Dati molto preoccupanti, tanto più se letti in relazione alle dichiarazioni di qualche giorno fa del Procuratore capo di Como, Nicola Piacente e del Procuratore di Milano, Francesco Greco il quale, parlando con i giornalisti a seguito dell’ultimo caso di femminicidio consumatosi a Milano, ha lanciato un allarme legato alla “gestione” del Codice Rosso. “Qua – ha detto il procuratore di Milano – nessuno vuole contestare il codice rosso, dico che sta diventando un problema a livello pratico, il problema è come gestirlo, già ora ci sono 30 allarmi al giorno (ossia denunce o segnalazioni in Procura) e ciò ci impedisce di estrapolare i casi più gravi”, anche perché tutti gli allarmi per legge devono essere trattati “con urgenza”. Già nel 2018 la Procura milanese ha gestito “5.395 procedimenti” per “reati da ‘codice rosso’”, quando non era ancora in vigore, ossia “2.121 per maltrattamenti, 1.151 per stalking, 574 per violenza sessuale e 34 per violenze su minori. “Se quest’anno si ripetessero quei numeri – ha aggiunto il procuratore – avremmo, come l’anno scorso, 15 ‘codici rossi’ al giorno, ma già ora, dall’entrata in vigore della nuova legge, si viaggia sui 30 allarmi al giorno”.
Come Partito Democratico facemmo la scelta di astenerci nella votazione definitiva dello scorso luglio al Senato sul Codice Rosso, attirandoci non poche critiche. E questo perché ritenemmo allora e a maggior ragione riteniamo ora, che tale misura avesse sì i pregi di inasprire le pene per i reati di stalking, maltrattamenti in famiglia e violenze, e di far aumentare il numero delle denunce da parte delle donne vittime di violenza ma anche il difetto di limitarsi ad avere solamente quelli come elementi positivi. La sola repressione non basta, se poi la spesa rimane invariata, se non si stanziano risorse per potenziare gli organici delle forze dell’ordine e per rafforzare la prevenzione e la formazione di una cultura del rispetto reciproco tra donna e uomo.
Il pericolo dell’attuazione del Codice Rosso, che allora denunciammo, per il quale presentammo anche una lista di emendamenti migliorativi tutti bocciati, e che oggi puntualmente si è verificato, almeno nella zona del milanese, è quello di aver ingolfato il sistema. Con il rischio, gravissimo, di risultare inefficace nella lotta al femminicidio.
La violenza alle donne è un fenomeno strutturale, che non accenna a ridimensionarsi, che fonda le sue radici in una profonda e persistente disparità di potere tra uomini e donne e in una organizzazione patriarcale della società. Per questo è sbagliato continuare a parlare di emergenza. Questo tipo di narrazione sposta, infatti, il tema del femminicidio sul piano esclusivo della sicurezza, quando invece dovrebbe ricomprendere la complessità dell’elemento culturale dove la prevenzione avviene soltanto continuando a operare per una profonda trasformazione culturale.
Il Codice Rosso va migliorato, altrimenti rischia di tradire la fiducia delle donne vittime di violenza che denunciano e che anche per questo risultano più di prima sotto attacco della furia violenta maschile.