(Roma, 30 ottobre 2025) – La riforma costituzionale approvata in via definitiva oggi al Senato non è una riforma della giustizia; non è nemmeno una separazione delle carriere, che già esiste nel nostro ordinamento. È una riforma che ha un unico obiettivo: colpire la magistratura, renderla più vulnerabile, indebolire un potere dello Stato.

Trovo gravissime le parole della Presidente del Consiglio Meloni che parla di “giornata storica” e di una riforma che renderebbe la giustizia più efficiente e vicina ai cittadini. È una mistificazione della realtà.
Questa riforma non cambia di una virgola la qualità della giustizia per i cittadini: non riduce i tempi dei processi, non migliora l’efficienza e non rafforza gli organici dei tribunali, non investe nella formazione dei magistrati e degli operatori della giustizia.

Inoltre, la separazione delle carriere è già stata realizzata con la riforma Cartabia. I dati poi dimostrano che i passaggi tra le due funzioni di magistrati, giudici e pubblici ministeri, sono irrisori: meno dell’1%. Parliamo, infatti, di 20 passaggi all’anno su 9.000 magistrati! Con questa nuova riforma si vuole creare un Consiglio Superiore della Magistratura separato per i Pubblici ministeri, rendendoli di fatto subordinati al potere politico e trasformandoli in una sorta di “super poliziotti”, con il rischio di ridurre le garanzie per gli imputati e i cittadini.

La riforma approvata ieri ha dunque un unico obiettivo: colpire e delegittimare la Magistratura, subordinandola al potere politico. Le parole e gli attacchi arrivati in questi giorni da esponenti di governo, a partire da Salvini e dal ministro Nordio, rendono bene evidente come questa destra non accetti i limiti costituzionali del proprio potere e voglia smantellare l’equilibrio tra i pesi e i contrappesi che regolano il nostro Stato, così come già tenta di fare con il Premierato e con l’Autonomia differenziata.
Si tratta di un disegno preciso, che mira a rendere più fragile la nostra Costituzione, a indebolire la nostra democrazia parlamentare. L’approccio è quello di non accettare che il potere possa essere in qualche modo ricondotto dentro i limiti che la nostra Costituzione prevede: la forza del potere e non il limite del potere.

E’ la prima volta che una riforma costituzionale viene approvata senza che il Parlamento abbia avuto alcuna possibilità di esercitare il proprio ruolo di modifica, di interlocuzione, di ricerca di quell’equilibrio che la stessa Costituzione prevede nei suoi quattro passaggi parlamentari. Anche le proposte di buonsenso — come la tutela della rappresentanza di genere nel CSM, cancellata dal meccanismo del sorteggio — sono state ignorate, perché il diktat del Governo era che la riforma venisse approvata così com’era uscita dal Consiglio dei Ministri.

Oggi è una giornata negativa per il Paese e per la nostra democrazia.

Con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, abbiamo ribadito le nostre critiche e annunciato l’avvio della campagna per il referendum contro questa riforma, per difendere la Costituzione e l’equilibrio dei poteri che garantisce la libertà e i diritti di tutte e tutti.

Qui sotto per rivedere la conferenza stampa.

 

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GIUSTIZIA: “Non è una riforma della giustizia ma una riforma per i pieni poteri”
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