(Como, 15 febbraio 2025) – Stamane, presso il Teatro Nuovo di Varese, si è tenuta l’assemblea pubblica internazionale dei frontalieri convocata dai sindacati italiani e svizzeri Cgil, Cisl, Uil, Ocst, Unia e Syna.
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Tengo a esprimere il mio sostegno e quello del Partito democratico, come sempre fatto, ai lavoratori, alle lavoratrici frontalieri e ai Comuni di confine nella battaglia contro i sistematici e scomposti tentativi del Governo Meloni di penalizzarli e fare cassa a loro spese.
La tassa sulla salute che Il Governo Meloni ha deciso di far pagare ai cosiddetti ‘vecchi’ frontalieri è ingiusta e pretestuosa. Un’imposizione calata dall’alto, senza peraltro nessun coinvolgimento delle parti interessate, inserita da questo Governo nella Legge di bilancio 2024 con l’avallo di tutte le forze di maggioranza, Lega, FI e FdI, che di fatto viola l’accordo tra Italia e Svizzera faticosamente raggiunto in anni di duro lavoro di mediazione, e introduce una inaccettabile doppia imposizione.
Una tassa inefficace anche in merito all’obiettivo per la quale è stata pensata, ovvero aumentare i salari del personale sanitario nelle zone di confine nel tentativo di contrastare la fuga di medici e infermieri verso la Svizzera.
Se all’insensata tassa sulla salute dei frontalieri si aggiunge il blitz messo in atto solo lo scorso dicembre sempre dal Governo Meloni volto ad innalzare dal 3% al 4% il rapporto tra frontalieri e popolazione in modo da ridurre l’importo dei ristorni di alcuni Comuni di frontiera, diventa chiara la strategia di questa destra al governo: raschiare il fondo del barile colpendo i lavoratori e le lavoratrici frontalieri e i Comuni di confine per cercare di finanziare una sanità pubblica che sta andando a pezzi.
Come Partito democratico ci batteremo per evitare una simile strategia. Per finanziare la sanità pubblica e fermare l’emorragia di personale oltre i confini nazionali, il Governo usi le risorse destinate alla costruzione del Ponte sullo Stretto o il miliardo di euro sprecato per i due fallimentari centri per migranti in Albania, oggi completamente vuoti, costruiti a spese di tutti noi italiani invece di imporre altre tasse sugli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici o tagli agli enti locali che si traducono in riduzione dei servizi ai cittadini sul territorio.