(Roma, 10 febbraio 2025) – Oggi celebriamo il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Una giornata per ricordare appunto gli italiani uccisi dai partigiani jugoslavi di Tito tra il 1943 e il 1945 e le oltre 250.000 persone costrette a lasciare l’Istria, Fiume e la Dalmazia.

Una pagina di storia per lungo tempo dimenticata: abbiamo rimosso per decenni le sofferenze degli esuli giuliano-dalmati e la tragica storia del confine orientale, una vicenda complessa che include non solo le foibe e l’esodo, ma anche eventi precedenti.

Grazie all’istituzione di questa giornata oggi conosciamo il valore di una memoria condivisa, anche se ancora c’è chi cerca di farne un appuntamento di parte, come se la storia appartenesse a una fazione. Per prima cosa è necessario rendere omaggio alle famiglie delle vittime. Ma non basta. Bisogna ripartire dal passato perché ricordare significa riconoscere il valore di ciò che è stato, affinché il passato stesso ci insegni a costruire un futuro di rispetto e convivenza. Il Giorno del Ricordo fu istituito proprio perchè la consapevolezza storica è alla base della difesa dei nostri valori democratici ed è il mezzo per respingere ogni forma di strumentalizzazione.

Perché in quel confine si erano già consumate violenze efferate compiute dal fascismo, che decise l’allontanamento di sloveni e croati dalle regioni italiane dove erano nati e vissuti, una vera persecuzione durata tutto il ventennio.
Serve memoria ma anche rigore storico, un rigore che ci consenta di guardare al passato non come provocazione o spunto per nuove divisioni ma per ritrovare le ragioni della tolleranza e della convivenza pacifica.

Un insegnamento per il presente, in un momento di nuovi conflitti e soluzioni lunari a quelli antichi: i popoli non si spostano come fossero cose. I popoli sono persone, storie, affetti che crescono nei luoghi e hanno radici nei luoghi.

Ha detto bene il Presidente Mattarella: “Dal passato dobbiamo imparare a non ripetere errori”. Ne è prova l’Europa che dopo la guerra seppe far tesoro delle immani sofferenze inflitte ai suoi popoli per costruire un futuro di pace e convivenza. Quella pace che deve rimanere l’obiettivo ultimo di ogni nostro agire.

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10 FEBBRAIO, GIORNO DEL RICORDO
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