(Roma, 22 maggio 2024) – La Legge 194, a 46 anni dalla sua approvazione, è sotto attacco e va difesa.
Il Partito Democratico ha presentato oggi in conferenza stampa una serie di iniziative per l’applicazione concreta della legge del 1978 e per fronteggiare la recente modifica normativa approvata dalle forze della destra.
La battaglia è ancora attuale, c’è grande preoccupazione per la correzione introdotta dal Governo Meloni con il decreto Pnrr che di fatto modifica la Legge 194 legittimando le Regioni a prevedere la presenza di associazioni antiabortiste, una cosa che ci indigna. La strategia è sempre la stessa: tagliare risorse alla sanità pubblica, colpevolizzare le donne per i bassi indici di natalità e interporre ostacoli e ingerenze alle scelte libere e informate delle donne e ragazze in materia procreativa.
Siamo di fronte ad un calo costante e progressivo delle interruzioni di gravidanza in tutte la fasce di età e in tutti i territori. Nel 2021 nei consultori sono stati fatti oltre 46mila colloqui a cui sono seguiti 31mila certificati di interruzione. Queste i dati della legge 194. Ma ci sono anche ombre che riguardano la sua applicazione. In particolare, infatti, l’aborto farmacologico ha un accesso fortemente limitato, in media vi si ricorre nel 48,3% dei casi con il minimo nelle Marche e il massimo in Liguria. Altro tema importante di criticità è l’obiezione di coscienza praticata dai medici con il record in Sicilia e Trento al minimo.
C’è un tentativo subdolo di attacco ideologico a questa legge fondamentale. Alla Camera stiamo discutendo la legge Schlein che non ha solo l’obiettivo di evitare il tracollo del servizio sanitario aumentando le risorse per il comparto sanitario ma anche di una reale applicazione delle leggi esistenti sulla sanità di prossimità.
Siamo di fronte a una destra che firma un documento che va contro la 194 mentre bisogna lavorare affinché questo diritto delle donne sia esigibile in tutte le Regioni.
Come Partito Democratico, in forte sinergia con movimenti e associazioni, daremo battaglia dentro e fuori le istituzioni con una mobilitazione permanente sui territori mediante iniziative informative, presidi. Presenteremo atti nei consigli regionali, affinché si potenzi la rete dei consultori pubblici, non si autorizzi l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e si segnali all’Autorità garante per la privacy il rischio di ledere la riservatezza e la dignità delle donne e delle ragazze. In un consultorio le donne vogliono essere accolte e assistite, non giudicate.
La 194 non si tocca.