(Como, 12 febbraio 2024) – Condivido le preoccupazioni dei lavoratori e delle lavoratrici di Poste Italiane, evidenziate in questi giorni anche nel territorio comasco dai sindacati locali, allarmati per le ricadute negative che il processo di privatizzazione annunciato dal ministro Giorgetti qualche settimana fa, potrebbe causare sui livelli occupazionali e sulla qualità del servizio offerto ai cittadini. Parliamo di circa 120 mila dipendenti e di una rete territoriale di 12.800 sportelli in tutto il Paese, numeri che nella provincia di Como si declinano in oltre 185 uffici per un totale di circa mille dipendenti.
Il ministro dell’Economia ha affermato che la quota pubblica di partecipazione in Poste Italiane, attualmente pari al 65%, non scenderà sotto il 35%, lasciando così intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30%. Più che di privatizzazioni il rischio è di svendere uno degli asset strategici del nostro Paese. Eppure quando negli anni passati la presidente del Consiglio Giorgia Meloni era all’opposizione si schierava duramente contro ogni possibile privatizzazione di Poste italiane, elogiando la capacità del Gruppo di ‘produrre utili, assicurare la presenza dello Stato nei piccoli comuni e nelle periferie, raccogliere i risparmi degli italiani e finanziare cassa depositi e prestiti’ – così si leggeva nei volantini di Fratelli d’Italia. Oggi purtroppo assistiamo all’ennesima giravolta.
Un’operazione inaccettabile così come annunciata, in maniera repentina, senza fornire informazioni chiare, senza alcuna forma di concertazione con i lavoratori, senza dare garanzie volte a preservare il valore economico, sociale di Poste Italiane e i posti di lavoro di quanti lavorano nel Gruppo: fino ad oggi i sindacati non hanno potuto né partecipare, né conoscere le linee guida del piano industriale di Poste italiane, rinviato a marzo 2024. Anche la risposta di Giorgetti al recente question time promosso dal Pd non ha saputo chiarire i tempi, le modalità e l’entità della cessione di quote del capitale di Poste italiane. Un comportamento che certamente non rassicura ed anzi mette un intero settore in agitazione. Come presidente dei Deputati Pd, insieme ad altri parlamentari Pd, ho inoltre incontrato a Montecitorio i rappresentanti sindacali delle sigle Cgil, Cisl e Uil di Poste italiane che hanno mostrato grande apprensione per gli effetti di questa cessione.
Come PD contrasteremo la svendita di quella che è una delle più grandi società pubbliche italiane che gestisce numerosi servizi a cittadini e amministrazioni pubbliche in modo capillare su tutto il territorio, continuando ad incalzare il Governo anche in questa fase di predisposizione degli atti formali della cessione. Saremo dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici, e sosterremo l’iniziativa dei sindacati che hanno già annunciato una fase di mobilitazione e richiesto un incontro urgente con il Governo.