(Roma, 28 agosto 2023) – Il 28 agosto del 1963 più di duecentocinquantamila persone presero parte alla ‘Marcia su Washington‘ urlando al mondo l’orgoglio di essere afroamericani liberati ma ancora schiavi dell’odio razziale.

In quell’occasione, sui gradini del Lincoln Memorial, un reverendo e leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, Martin Luter King, consegnò alla storia un discorso memorabile. “I have a dream”, disse. In quel sogno, un giorno, i suoi fratelli e le sue sorelle avrebbero camminato liberi perchè tutti gli uomini sono stati creati uguali.

Oggi a sessant’anni dalla marcia di Washington e a duecentotrenta dalla prima abolizione della schiavitù, avvenuta il 29 agosto del 1793, potremmo pensare che lo schiavismo sia ormai un retaggio del passato i cui rigurgiti presenti rimangono comunque confinati in atteggiamenti culturali e ideologici, che stanno quindi fuori dalla pratica sociale e concreta. E invece non è così.

L’ultimo rapporto dell’Ilo (International Labour Organization) riguardante le stime globali della schiavitù moderna parla di quasi 50 milioni di persone al mondo sottoposte a forme di schiavitù vere e proprie. Più di 27 milioni di persone, in gran parte migranti, sono costrette ai lavori forzati, mentre 22 milioni sono quelle obbligate a un matrimonio forzato. Numeri in aumento rispetto a cinque anni fa.

Dati che ci devono far riflettere e renderci consapevoli che la battaglia contro la schiavitù, iniziata duecentotrenta anni fa non è ancora terminata.

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28 AGOSTO 1963, “I HAVE A DREAM”