(Roma, 13 luglio 2023) – Una giornata particolarmente importante quella vissuta ieri dal Parlamento europeo. E’ infatti stata approvata a Strasburgo la Natura Restoration Law, la legge per il ripristino della natura.
Tra i punti centrali di questo nuovo provvedimento c’è la previsione di istituire obiettivi giuridicamente vincolanti, e quindi obbligatori per gli Stati membri, per proteggere la natura, per il ripristino degli ecosistemi degradati, per fermare la perdita di biodiversità e contrastare il cambiamento climatico.
In particolare, la legge pone l’obiettivo di recuperare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione europea e il 15% dei fiumi nella loro lunghezza. Inoltre, sempre entro il 2030, è prevista la realizzazione di elementi paesaggistici ad alta biodiversità su almeno il 10% della superficie agricola utilizzata. Entro il 2050, viene poi fissato di recuperare la totalità, quindi il 100%, degli ecosistemi che necessitano di azioni di ripristino.
Il testo fa inoltre riferimento agli ecosistemi fluviali, forestali, urbani e agricoli prevedendo di ridurre le barriere che limitano la connettività dei fiumi, aumentare gli stock di carbonio migliorando la gestione forestale, diminuire l’uso di pesticidi, rendere più sostenibile la pesca, aumentare il verde urbano, diversificare le aree coltivate per favorire farfalle, insetti impollinatori e uccelli, combattere l’uso indiscriminato di fertilizzanti e monocolture intensive.
Restano le critiche di alcuni dei sindacati degli agricoltori e delle cooperative agricole europee, che temono una riduzione delle aree destinate alle attività agricole, forestali e orticole e di conseguenza della loro attività produttiva. Timori, a mio modo di vedere, ingiustificati perché la nuova legge è fatta appunto per tutelare al meglio l’ambiente, la qualità dei terreni e dell’ecosistema dal quale l’attività produttiva trae la sua stessa origine. Preoccupazioni che, proprio perché provengono da chi sarà chiamato a metter in atto cambiamenti profondi e inediti, in questo settore come nei tanti altri toccati dalla transizione ecologica, sono comunque da non svalutare o svilire, per le quali occorre ricercare un giusto dialogo che tenga insieme sviluppo produttivo e sostenibilità ambientale.
La Nature Restoration Law è un grande e coraggioso progetto ambientale, di protezione e riqualificazione degli ambienti naturali dal quale è scaturito un segnale politico chiaro ed evidente di fermezza e maturità dell’Unione Europea, impensabile solo qualche anno fa. Un’Europa che ha dato prova di non tornare indietro nonostante l’opposizione dell’estrema destra e di parte dei popolari europei, la cui comune linea politica ha subito una significativa sconfitta nella votazione in Parlamento. Lo spostamento a destra di parte del Ppe è stata una prima prova di chi immagina future alleanze tra popolari e reazionari è stato questa volta sconfitto. Un’Europa che ha scelto di proseguire la strada intrapresa verso un futuro più sostenibile, che trova nella transizione ecologica il baricentro dal quale passare per svoltare verso un nuovo modello di sviluppo.
Un’azione politica frutto di una vera visione comunitaria che punta verso una rivoluzione ecologica, resa inevitabile dalla scarsità delle risorse del pianeta e dalla pesante crisi climatica in atto, alla quale arrivare senza dover lasciare indietro nessuno, agganciando, preservando, rafforzando, aiutando, in una parola accompagnando il sistema industriale, quello tecnologico e dell’innovazione, quello sociale verso un nuovo divenire, un nuovo progresso.
Questa è l’Europa che ci piace, il futuro al quale lavorare.