(Roma, 6 giugno 2023) – La diffusione dei processi di coinvolgimento dei cittadini promossi dalle pubbliche amministrazioni nasce dalla crescente domanda di partecipazione dei cittadini alle decisioni e alle azioni che li riguardano e dell’affermarsi di un modello di governance a più livelli che coinvolge attori istituzionali – ma anche non istituzionali – vincolata da regole chiare. Va subito chiarito che un maggior coinvolgimento dei cittadini costituisce per le istituzioni non certo un ostacolo ma una risorsa decisiva nel processo decisionale:

– aumenta la visibilità dell’operato pubblico;

– permette ai cittadini un confronto immediato fra le posizioni delle parti;

– diventa una condizione importante per l’efficienza delle politiche pubbliche, per la composizione dei conflitti legati alle scelte del decisore pubblico e la responsabilizzazione reciproca.

Inoltre, un processo deliberativo partecipato aiuta a comprendere meglio i bisogni dei cittadini e le complessità sociali, nonché saper gestire più efficacemente le differenze nell’accesso ai servizi pubblici; beneficiare delle informazioni, risorse e proposte dei diversi stakeholder; ridurre i costi ed ottimizzare i risultati, specialmente in ambiti – quali ad esempio la salute e l’ambiente – dove il successo di una politica dipende fortemente dalla capacità di incidere ed eventualmente modificare i comportamenti degli individui; ridurre gli oneri amministrativi, i ritardi e i conflitti nell’implementazione delle politiche e nella gestione dei servizi a favore dei cittadini.

Questo concetto trova riscontro a livello europeo sin dal Libro Bianco sulla governance europea del 2001 che individuava proprio nel rafforzamento della partecipazione e nel coinvolgimento in maniera più sistematica dei cittadini nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche, uno dei pilastri fondamentali della governance europea insieme all’apertura, la responsabilità, l’efficacia e la coerenza.

L’importanza del coinvolgimento degli stakeholders – cioè delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, degli enti locali e regionali, delle ONG – nel PNRR e nella formulazione del Capitolo REPowerEU è stata più recentemente ribadita dalla Commissione europea in una Comunicazione al Parlamento e al Consiglio del febbraio 2023.

Non può quindi certo sfuggire che quanto messo in atto dal governo Meloni nei primi mesi di legislatura vada purtroppo in preoccupante controtendenza.

Si pensi a titolo d’esempio alla nuova formulazione dell’art. 40 del nuovo Codice dei Contratti Pubblici, voluta dal Ministro Salvini, prevede un deciso depotenziamento dell’Istituto del Dibattito Pubblico, trasformato da innovativo dispositivo di risoluzione delle criticità e progettazione attenta ai bisogni dei territori a mero adempimento burocratico per la raccolta di osservazioni online da svolgersi in 60 giorni ed aperta peraltro solo a “portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, che, in ragione degli scopi statutari, sono interessati dall’intervento”.

Esiste poi la fondata preoccupazione circa l’abolizione dell’importante istituto della Commissione Nazionale Dibattito Pubblico: organo di controllo, garanzia e trasparenza nato per monitorare il corretto svolgimento dei dibattiti, raccogliere e divulgare informazioni sulla loro attuazione e proporre raccomandazioni per migliorarne la funzionalità. La sua mancata previsione marca un grave arretramento sulla terzietà e neutralità della procedura. Infatti, in assenza di un organo di controllo indipendente i ruoli strategici di indizione del dibattito, di nomina del suo responsabile e di controllo dello svolgimento rimangono in capo alla sola stazione appaltante, che è poi parte in causa nella procedura e quindi non può garantirne la terzietà. In base alla nuova normativa, inoltre, i requisiti di neutralità non possono essere garantiti neppure dal Responsabile del Dibattito Pubblico, il soggetto incaricato di progettare e gestire il processo partecipativo, poiché è esso stesso paradossalmente nominato dalla stazione appaltante e spetta a lui il compito non neutrale di indicare le proposte e le osservazioni ritenute meritevoli di accoglimento.

Infine, una considerazione a sé stante va dedicata alla questione del PNRR, vera occasione di sviluppo e di riduzione delle disuguaglianze per il nostro Paese. La cabina di regia del Pnrr a Palazzo Chigi, con la messa in archivio della Segreteria tecnica alla Presidenza del Consiglio e del Servizio centrale al Ministero dell’Economia e della Finanza, sostituiti rispettivamente da un’Unità di missione e da un Ispettorato generale, con la relativa riorganizzazione delle strutture ministeriali dedicate ha contribuito non poco ai ritardi nell’esecuzione del Piano. Anche la Corte dei Conti ha espresso grande preoccupazione sulla nuova governance, sottolineando che tali modifiche avrebbero avuto il rischio di un rallentamento nell’azione amministrativa proprio nel momento centrale della messa in opera di investimenti e riforme. Da qui forse viene la ragione di un nuovo tentativo di depotenziamento del ruolo di controllo della stessa Magistratura contabile.

Sullo sfondo c’è però una condizione che si pone come una Spada di Damocle sul nostro Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non è mai diventato un Piano dei cittadini e delle cittadine. Permangono tuttora, sostanzialmente inalterati dall’avvio del nuovo Governo Meloni, la chiusura al dialogo sociale e al coinvolgimento che ne hanno invece caratterizzato la costruzione. È passato un tempo sufficiente dall’approvazione del Pnrr da parte del Consiglio Europeo e il mondo della cittadinanza attiva, del Terzo Settore più in generale, del lavoro e delle imprese, nonché i centri di competenza nazionali non sono stati messi in condizione di contribuire ad uno slancio e a un salto di qualità a prescindere dalle appartenenze politiche di ciascuna/ciascuno. Per dare gambe e anima al Pnrr e per assicurare quella responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati all’attuazione, indispensabile per il suo successo, lo sforzo deve essere necessariamente corale. Di tutti, nessuno escluso.

Qui sotto il video dell’intervento al convegno pubblico “Costruire spazi di partecipazione per politiche e opere pubbliche condivise” promosso dall’Osservatorio Civico PNRR, dal Forum Disuguaglianze e Diversità e dalla campagna datibenecomune.

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COSTRUIRE SPAZI DI PARTECIPAZIONE PER POLITICHE E OPERE PUBBLICHE – CONVEGNO