(Roma, 15 febbraio 2023) – La deputata Chiara Braga, responsabile nazionale del Partito Democratico della Transizione ecologica, Sostenibilità e Infrastrutture, è anche la responsabile nazionale delle iniziative politiche della mozione Schlein. Braga appoggia l’ex europarlamentare ed ex numero due di Bonaccini alla Regione Emilia-Romagna nella corsa verso le primarie del partito, che si terranno il prossimo 26 febbraio.
La mozione congressuale ‘Parte da noi‘, contiene un lungo capitolo dedicato all’ambiente, dal titolo ‘Accompagnare tutta la società nella conversione ecologica‘.
In un’intervista a Fanpage.it la deputata Chiara Braga spiega quali sono le iniziative e le proposte che Schlein considera prioritarie.
Perché ha deciso di appoggiare la campagna di Elly Schlein?
Per me è stata una scelta naturale perché il tema della lotta al cambiamento climatico e la necessità di tenere insieme la questione sociale e la questione ambientale sono tra le basi fondamentali della sua proposta e della sua candidatura. Oggi una forza di sinistra come il Partito Democratico o è ambientalista o non è. Questi temi sono un pezzo essenziale della nostra identità e del modo in cui declinare tutte le altre questioni, dal lavoro all’economia.
Perché nella mozione si specifica che non si può lottare contro le diseguaglianze senza affrontare l’emergenza climatica?
Perché già oggi chi subisce di più gli effetti negativi della crisi climatica sono i più fragili, le persone che pagano anche altre disuguaglianze, quelli che hanno meno risorse economiche o di conoscenza, le imprese e i lavoratori che rischiano di essere spazzati via dalla grande sfida della transizione ecologica, e soprattutto le generazioni più giovani che rischiano di non avere un futuro. Credo che questo debba essere il tema della sinistra: legare insieme la lotta alle disuguaglianze con la capacità di fronteggiare la crisi più grande che ci stiamo trovando ad affrontare, che è quella climatica.
Come si può concretamente assicurare che la conversione ecologica non lasci indietro le fasce più deboli?
Facendo diventare la conversione ecologica un pezzo delle politiche economiche e delle priorità dell’agenda di ogni governo nazionale e locale. Ad esempio spostando i 22 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi in investimenti e sostegni alle imprese che puntano sulla sostenibilità, ai lavoratori che devono acquisire nuove competenze per stare nel mercato che guarda alla transizione energetica ed ecologica, investendo con politiche pubbliche nel contrasto al dissesto idrogeologico, varando una legge contro il consumo di suolo, che introduca dei limiti a livello regionale, che premi maggiormente gli interventi di recupero e rigenerazione urbana. Bisogna puntare sull’efficienza energetica del patrimonio edilizio, sulle rinnovabili e sulle comunità energetiche, che sono una grande risposta democratica che garantisce l’accesso all’energia pulita con la generazione in proprio di energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo. Ce ne vorrebbe una in ogni Comune.
Esistono già modelli positivi di comunità energetica?
Ce ne sono diverse nel nostro Paese, penso a quelle in provincia di Bolzano, che Elly Schlein ha incontrato la scorsa settimana. Poi c’è quella di San Giovanni a Teduccio a Napoli, che è un esempio virtuoso di risposta anche al problema della povertà energetica, perché l’energia che viene prodotta attraverso le comunità energetiche va a beneficio delle famiglie con più difficoltà economiche di un quartiere popolare come quello di Napoli. Quello che manca però è che il governo Meloni faccia i decreti attuativi per far sviluppare le comunità energetiche nel pieno delle loro possibilità. Purtroppo questa destra ha completamente archiviato i temi ambientali. Il merito delle comunità energetiche va al governo Conte 2 che ha anticipato il recepimento della direttiva comunitaria nel 2019. Poi con il governo Draghi il sistema delle comunità energetiche è stato messo a regime, ma mancano appunto i decreti attuativi che sono in ritardo da più di sei mesi. Questo blocca molti investimenti, e le tariffe incentivanti sono troppo basse, e dovrebbero essere aumentate.
Perché serve una legge sul clima?
Una legge sul clima la chiedono i giovani che scendono in piazza e tutta la comunità scientifica, per orientare tutte le scelte di politica economica e di programmazione nel nostro Paese verso la neutralità climatica e gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni.
Perché la sfida climatica non può essere affrontata guardando esclusivamente all’interno dei confini nazionali?
Perché servono politiche quantomeno europee se non globali, per realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Per l’Italia significa ridurre la dipendenza dalle fonti fossili: è assurdo che non ci sia nessuno che dica che il nostro futuro è nelle energie rinnovabili e non certo nelle nuove trivelle nel Mare Adriatico.
Perché può essere conveniente investire sulle fonti rinnovabili?
Sono la forma di produzione di energia al momento più conveniente dal punto di vista economico. Il loro utilizzo per noi significa ridurre la dipendenza da Paesi che spesso hanno regimi non democratici, evitando che si ripeta quello che abbiamo subito con la questione del petrolio e del gas dalla Russia.
Quali sono le proposte sulla mobilità che si trovano nella mozione?
Innanzi tutto chiediamo di spingere sulla mobilità ferroviaria, sia per quanto riguarda il completamento dell’alta velocità, sia per le ferrovie regionali che servono a ridurre anche i divari territoriali, connettendo le aree interne e i territori più isolati. Poi ci sono una serie di proposte che riguardano le politiche di mobilità in ambito urbano, per aumentare la circolazione di mezzi a bassa emissione e favorire l’utilizzo di forme di mobilità dolce. Anche per la mobilità il faro deve essere quello della sostenibilità ambientale. Uno dei concetti che ci sta molto a cuore è quello della “Città dei 15 minuti”, teorizzata dal professor Carlos Moreno. In Emilia-Romagna per esempio è stato reso il trasporto pubblico locale gratuito per i giovani fino a 19 anni con criteri di progressività.
Il principio alla base della carbon tax, ‘chi inquina paga’, può essere replicabile anche in Italia?
Sì, assolutamente. Bisogna sempre di più fare della fiscalità uno strumento che premia i comportamenti virtuosi e penalizza quelli più dannosi. Il vero tema è che l’Italia dovrebbe essere pioniera, ma anche con il governo Draghi non siamo stati abbastanza decisi nel sostenere alcune posizioni, quando anche il Pd era al governo. Su questo tema serve una radicalità maggiore.
Il Pd alle Regionali non ha vinto né alleandosi con il M5s né alleandosi con il Terzo Polo. Cosa bisogna fare quindi?
Intanto bisogna ripartire da un Pd che sia più forte e convincente sui temi fondamentali, come quelli del lavoro, della lotta alle disuguaglianze, della giustizia ambientale e sociale. Dobbiamo lavorare anche per costruire un’opposizione forte e unita a questa destra, solo così si può costruire un’alternativa.
A cosa attribuisce la sconfitta in Lombardia? È stata presentata troppo tardi la candidatura, come ha detto Pierfrancesco Majorino?
Vorrei dire che Majorino va ringraziato, perché in pochissimo tempo ha fatto un lavoro straordinario, cercando di superare le resistenze delle altre forze a costruire una coalizione più larga e compatta.
Ha pesato secondo lei non aver avuto una leadership chiara a livello nazionale?
Sicuramente questo ha avuto un peso, ma quello che più ha influito è stato il fatto che il Pd in questo momento non è percepito come un’alternativa forte a questa destra. Serve una leadership davvero nuova, che credo debba essere femminile, per cambiare a fondo il Pd.
Come pensa si muoveranno adesso i sostenitori di Cuperlo e De Micheli, dopo che si concluderà anche il voto dei circoli in Lazio e Lombardia, il 19 febbraio?
Credo che le primarie del 26 febbraio saranno una scelta netta tra la continuità e una fase completamente nuova. Sono convinta che anche chi ha sostenuto Gianni e Paola non potrà che vedere in Elly Schlein l’unica speranza possibile per il nostro partito.