(Roma, 28 dicembre 2022) – Ieri sera alla Camera ho partecipato alla seduta fiume per l’approvazione definitiva di quello che è passato nell’immaginario collettivo come il decreto “No Rave party” ma che, come ho cercato di sottolineare nel corso dell’intervento sull’esame egli ordini del giorno, dovrebbe più onestamente essere chiamato il decreto “No Vax” di questo Governo.

A dispetto di migliaia di medici e operatori sanitari che nei mesi passati si sono vaccinati contro il virus pandemico del Covid19 per tutelare la loro salute ma soprattutto quella degli altri, dei pazienti, dei più fragili, dei malati, questo decreto sospende in anticipo l’obbligo vaccinale per i medici e annulla le multe per tutti coloro che non hanno fatto il proprio dovere, non vaccinandosi. Una sorta di ‘amnistia sanitaria’, un schiaffo dato in faccia a tutti quei lavoratori e professionisti che anche in campi diversi da quello sanitario hanno invece rispettato le regole.

Molte Regioni hanno espresso contrarietà a questo decreto. Un decreto di cui, francamente, possiamo cogliere un aspetto fortemente ideologico dal momento che non comporterà nessun vantaggio concreto per risolvere i problemi dell’Italia, che strizza l’occhio a chi non ha rispettato gli obblighi durante la cruenta crisi pandemica che ha colpito così duramente e violentemente il nostro Paese. Un decreto che prosegue in quell’azione che premia di fatto chi non rispetta le regole, quelle fiscali, quelle del pagamento delle tasse messe in campo nella Legge di bilancio, o quelle contro l’abusivismo con i vari condoni. Un decreto che soprattutto induce a credere di essere tornati nell’era pre-Covid19 quando in realtà proprio i dati di questi giorni con la ripresa repentina del virus e dei casi positivi provenienti dalla Cina, ci dicono esattamente il contrario.

Ci saremmo aspettati un ripensamento da parte della maggioranza e del Governo, anche in queste ore, perché continuare a combattere la pandemia è un dovere di tutti. E’ davvero incomprensibile la volontà del Governo di approvare, come suo primo atto esecutivo, un decreto legge che da un lato contiene l’ennesima norma esemplare, punitiva soprattutto pericolosa e del tutto priva del carattere della necessità e urgenza sui raduni rave, mentre dall’altro condona e favorisce chi le regole non le rispetta, anche in presenza della più devastante crisi sanitaria mondiale: un insulto alle norme di civiltà, un’offesa alla scienza e a coloro che hanno rischiato la propria vita, a volte perdendola, per salvare quella delle nostre comunità.

Siamo in presenza di una guerra alle porte dell’Europa, di una pandemia in ripresa che fatica a regredire, di una situazione economica precaria, di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, di un’inflazione che riporta il nostro Pese agli anni ‘80. Di fronte a circostanze così preoccupanti per il Paese il Governo ha scelto di presentare le sue referenze varando, nel primo Consiglio dei ministri del Governo Meloni, questo provvedimento. Un decreto che introduce tre misure pericolose e invasive: fissa una deroga sull’obbligo vaccinale con il reintegro anticipato nel posto di lavoro dei medici no-vax; introduce la cancellazione dei reati contro la Pa dall’elenco di quelli ostativi; inserisce nell’ordinamento il reato di “Rave party”, una norma dai confini incerti, affidata alla discrezionalità dell’autorità di polizia con evidenti rischi per il diritto di riunione costituzionalmente garantito. Un tris degno di un giocatore di poker a scapito del Paese.

A dispetto delle dichiarazioni del ministro Nordio, questo Governo va delineando una cocezione della giustizia intesa esclusivamente come punizione e isolamento del reo dalla comunità; al contrario ci dovrebbe essere invece un coinvolgimento attivo della vittima, della stessa società offesa per la ricerca di soluzioni. Se è plausibile un decreto legge in materia di ergastolo ostativo per l’imminente scadenza fissata dalla Corte ostituzionale, la nostra contrarietà rispetto alle norme in esso contenute è totale: non si ravvisa alcuna necessità e urgenza; siamo di fronte a norme pletoriche e di dubbia costituzionalità.

In riferimento all’introduzione del nuovo reato di “invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumita’ pubblica”, ravvisiamo una forte pericolosità insita soprattutto nel modo in cui è scritto, nelle sue svariate potenzialità applicative. Si tratta di una norma dai confini incerti, affidata alla iscrezionalità dell’autorità di polizia con evidenti rischi per il diritto di riunione costituzionalmente arantito. na norma scritta così male che il Senato è dovuto intervenire per modificarla radicalmente enza tuttavia ncellare un vulnus che resterà nel nostro sistema penale. Se tale norma venisse applicata rigorosamente ai soli rave, come ci dice la presidente dell’associazione Antigone, avremmo bisogno di almeno 100 carceri, 30.000 poliziotti, 3 miliardi di euro. Più che di sovraffollamento dovremmo parlare di ‘internamento di massa’. Non è certo così che si può affrontare un fenomeno di massa come quello dei rave.

Infine, il decreto prevede la sospensione dell’entrata in vigore della riforma Cartabia del processo penale. Quello che inquieta più di tutto è l’argomento adottato per giustificare questa sospensione, una motivazione che sembra preludere a modifiche di merito nel mirino della maggioranza, ovvero la previsione della cancellazione delle sanzioni alternative al carcere per i reati minori comminabili in sentenza.

L’Italia è il Paese in cui si conta un numero inaccettabile ancora di suicidi in carcere, c’è una sottovalutazione delle condizioni in cui vive la popolazione carceraria, in cui operano gli agenti e le persone che lavorano in questo settore e questo Governo, compiendo una scelta incomprensibile, ha deciso di non prorogare i provvedimenti per i semi-liberi, assunti durante l’emergenza Covid. In questo modo, dal prossimo 1 gennaio, 700 persone che da più di un anno, lavorano e dormomo fuori dalle celle saranno costrette a tornare in carcere la notte. Sono persone che non hanno avuto alcun comportamento da sanzionare alle quali viene imposta una modifica delle condizioni di esecuzione della pena che invece hanno funzionato. Il tutto senza affrontare in alcun modo il problema enorme del sovraffollamento carcerario.

Questo è un decreto che non dà risposte ai problemi reali e concreti del Paese, che affronta in maniera strumentale e approssimativa con norme che troveranno difficoltà concrete di applicazione, questioni non prioritarie sulle quali come opposizione vi chiediamo, attraverso i nostri odg, di assumere un ripensamento e un’adeguata azione conseguente.

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DECRETO ‘NO RAVE PARTY’: “Andrebbe chiamato con il suo giusto nome, decreto ‘No Vax’ del Governo Meloni”
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