(Como, 9 agosto 2022) – Le dichiarazioni del sindaco di Como, Alessandro Rapinese, che in un’intervista rilasciata riferita all’aggressione e allo stupro commesso da un senzatetto pachistano nei confronti di una donna senza fissa dimora, avvenuto in una cabina telefonica in pieno centro città, a proposito degli immigrati clandestini ha detto: “Mentre si attende che vengano rimpatriati ci sono ampie zone deserte della Barbagia che potrebbero ospitarli”, non è solo questione di mancanza di rispetto verso una terra e i suoi abitanti; non è un’iperbole o una provocazione.

È l’idea che si possano affrontare i problemi complessi con una battuta o uno slogan a effetto. Finendo per oscurare quello che è successo – la violenza sessuale su una donna, la marginalità sociale, il bisogno reale di sicurezza delle persone, l’indifferenza di chi forse ha preferito non vedere – raccontando che basta “rimuovere” un problema per evitare di affrontarlo. Facendo di tutta l’erba un fascio, mischiando questioni vere e reali, che devono essere gestite nella loro complessità ma che sono cose molto diverse tra loro: la gestione della sicurezza in città, i fenomeni migratori e la presa in carico dei minori non accompagnati: su cui è giusto chiedere al livello nazionale e regionale di fare di più per supportare gli enti locali, ma in questo caso non c’entra proprio nulla il problema dei minori non accompagnati.

Una brutta immagine di Como data dal suo Sindaco con queste “sparate”. Peccato, dopo le pessime pagine della giunta di destra Landriscina sembra proprio che non sia cambiato nulla nella nostra città.

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COMO, RAPINESE: “Violenza sessuale e aggressioni non si risolvono con battute e sparate becere”
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