(Roma, 26 aprile 2022) – Il 26 aprile del 1986, durante un test andato male, esplodeva il reattore numero quattro della centrale di Chernobyl, all’epoca parte dell’Unione sovietica, oggi in Ucraina, distante cento chilometri da Kiev. Furono 65 vittime accertate, circa 4 mila quelle stimate dall’Onu e 116 mila gli sfollati dalla regione circostante, per non parlare dei pesantissimi danni ambientali provocati.

Fu il più grave incidente della storia dell’energia nucleare. Il più grande disastro atomico che il mondo scoprì in ritardo.

L’allarme fu lanciato solo due giorni dopo, dall’ingegnere Cliff Robinson, addetto ad una centrale nucleare in Svezia quando, a oltre mille chilometri di distanza, si accorse che i livelli di radioattività avevano abbondantemente superato i limiti di sicurezza. Passarono alcuni giorni perché l’Unione sovietica ammettesse il disastro. Furono giorni di angoscia e paura. Nelle vaste aeree attorno alla centrale la contaminazione fu catastrofica investendo per prima la foresta di pini vicina alla centrale, oggi ribattezzata “foresta rossa”, ancora altamente radioattiva, come il centro di Pripyat, la cittadina creata appositamente per i lavoratori dell’impianto. I venti fecero il resto: trasportarono in pochi giorni la nube radioattiva verso l’Europa, a nord e a occidente. Le conseguenze, devastanti, un avvelenamento inaudito per l’uomo e l’ambiente. Basta aver seguito la serie Tv “Chernobyl” per farsi un’idea più concreta di cosa sia successo.

A 36 anni di distanza la ferita profonda di Chernobyl non dà segno di rimarginarsi, ed anzi, oggi ha ripreso a fare male.

La zona dell’ex centrale nucleare è tornata al centro della cronaca con l’invasione russa in Ucraina, iniziata il 24 febbraio scorso. Le truppe del Cremlino hanno occupato l’area di Chernobyl a inizio conflitto per poi abbandonarla un mese dopo, a fine marzo, lasciando molte preoccupazioni sulla sicurezza e portandosi via materiale radioattivo, computer e a alcuni lavoratori dell’impianto. Secondo alcune fonti, i soldati russi avrebbero scavato trincee a rischio e “toccato scorie nucleari a mani nude”. Proprio oggi, anniversario dell’esplosione, è previsto l’arrivo degli esperti della sicurezza nucleare Aiea per una valutazione della situazione.

L’energia nucleare di Chernobyl è tornata a far paura. C’è un’eredità che non si può cancellare e ciò dovrebbe far riflettere anche sulle conseguenze, la pericolosità e i rischi connessi a una tecnologia che, almeno fino ad ora, non ha saputo superare tutti i suoi limiti.

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CHERNOBYL, 36 ANNI DOPO, E’ TORNATA A FARE PAURA
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