(Roma, 1 dicembre 2021) – Perché un’AGORA’ sulla CASA? È un tema che riguarda tutti i cittadini; la casa è il primo ancoraggio sociale e ha assunto un’importanza ancora maggiore nell’epoca della pandemia. Ma di casa se ne parla troppo poco e qualche volta male.

Ha fatto molto notizia in Italia il fatto che nel programma del nuovo Governo Tedesco Scholz della coalizione “semaforo” fosse così rilevante il tema della casa: un nuovo Ministero denominato Edilizia e Alloggi guidato da un esponente SPD, l’impegno a realizzare 400.000 nuovi alloggi sociali all’anno di cui 100.000 finanziati solo da soldi pubblici, le misure contro il caro affitti, con un tetto agli aumenti fissato al 2029. E a Berlino dove si parla di vera e propria emergenza “casa” hanno vinto i “sì” nel referendum sulla nazionalizzazione di una quota del patrimonio residenziale privato a favore di alloggi sociali.

La situazione tedesca è molto diversa da quella italiana, a partire dal rapporto inverso tra persone che vivono in affitto e in case di proprietà, quindi nessun parallelismo è possibile.

Ma certo la questione abitativa meriterebbe anche nel nostro Paese un’attenzione ben maggiore di quella che normalmente le dedica il dibattito politico.

La società italiana esprime una domanda articolata di accesso alla casa che non sempre incrocia un’offerta corrispondente di soluzioni adeguate.

L’emergenza della pandemia e l’aumento delle disuguaglianze ha aggravato problemi pregressi e ne ha fatto emergere di nuovi; così come l’altra urgenza, quella climatica, legata alla sfida della decarbonizzazione e all’aumento dei prezzi dell’energia si intreccia con il tema della rigenerazione delle città e del patrimonio residenziale esistente, la necessità di dare una risposta al fenomeno crescente della povertà energetica e di contenere l’aumento delle bollette che rischia altrimenti di azzoppare la ripresa e colpire soprattutto le fasce sociali più deboli, che vivono in case vecchie, sovraffollate, inefficienti dal punto di vista energetico e insicure da quello sismico.

Se si legge con attenzione il bisogno dell’abitare emergono esigenze articolate – case in proprietà, in affitto, in condivisione – domanda di alloggi sociali e di edilizia residenziale pubblica, difficoltà di accesso alla casa per i più giovani che non riescono a trovare case che possono permettersi, esigenze di autonomia abitativa per le fasce di popolazione anziana, per persone con disabilità o in condizioni di vulnerabilità.

Il Forum Disuguaglianze e Diversità nel presentare le sue proposte ha messo in fila alcuni dati molto significativi:

  • – a fronte di un patrimonio di ERP di 805.000 alloggi con 100mila ulteriori alloggi che potrebbero essere rimessi in uso – e di 9 mila alloggi di edilizia sociale (c.d. “social housing”), le stime pre-Covid, oggi certamente peggiorate, indicano in 650mila le domande di alloggi ERP in attesa nelle graduatorie dei Comuni, in 100 mila le nuove unità di edilizia sociale necessarie a corrispondere al fabbisogno
  • – sono  50mila le sentenze di sfratto, con un aumento del 57% in 10 anni (dal 2006 al 2016), di cui la quota di quelli per morosità incolpevole è passata dal 75 all’89%
  • – le famiglie in condizioni di povertà energetica rappresentano l’8,8% del totale, con una forte varianza territoriale, demografica e di genere, che vede maggiormente colpito il Mezzogiorno e più vulnerabili le famiglie più numerose, quelle il cui capofamiglia è relativamente più giovane (sino a 35 anni) e le donne.[2] 
  • – quasi 300mila persone sono a rischio di perdita dell’abitazione per alluvioni o eventi idrogeologici; mentre 21 milioni di persone vivono in aree a elevato rischio sismico spesso con abitazioni inadatte a reggere il rischio.

Esiste quindi una domanda ancora molto forte nel nostro Paese di edilizia residenziale pubblica, necessaria per dare risposta alle situazioni di disagio più gravi, dove l’impossibilità di avere una casa si somma spesso a situazioni di difficoltà economica, mancanza di occupazione, emarginazione sociale, povertà alimentare e educativa; ma esiste anche una domanda di edilizia sociale per categorie sociali che proprio in assenza di un ancoraggio abitativo rischiano di scivolare in un’area di povertà più acuta o di vedersi precluse possibilità di realizzazione, pensiamo alla popolazione giovanile. Ci sono alcuni strumenti, anche nella Legge di bilancio importanti (bonus prima casa, le detrazioni fiscali sugli affitti, ma si può e si deve fare di più, se davvero vogliamo che le giovani generazioni superino il gap di opportunità che rischia di compromettere la ripresa di tutto il Paese.

Il tema strategico della rigenerazione integrata dei quartieri di ERP su cui ci sono tante esperienze positive, messe in campo dalle amministrazioni regionali e delle città, dalle aziende di ERP, deve quindi puntare per prima cosa all’aumento della disponibilità di alloggi recuperando un pezzo di patrimonio inutilizzato perché oggi è inutilizzabile, alla sostenibilità finanziaria degli interventi di recupero e gestione dell’edilizia pubblica, di riqualificazione integrata non solo degli edifici ma degli spazi urbani circostanti, per combattere emarginazione sociale e offrire servizi adeguati a condizioni di vita dignitose e sicure. Lo stesso vale per le operazioni, vere, di social housing che si stanno sviluppando nelle città, riqualificando parti di città, senza comportare nuovo speco di suolo ma rigenerando aree dismesse e degradate, a volte anche simbolicamente rilevanti come le aree sottratte alla criminalità organizzata, spesso attraverso l’apporto della cooperazione e la realizzazione di obiettivi di miglioramento ambientale e sociale che si estendono al quartiere, rafforzando quel welfare di comunità che è sempre più parte integrante delle politiche per l’abitare. Penso alla grande opportunità rappresentata oggi dalle Comunità energetiche, che permettono ai cittadini di essere consumatori della stessa energia da loro prodotta, contribuendo alla riqualificazione diffusa del patrimonio edilizio esistente e a contrastare situazioni di povertà energetica. Anche per questo è fondamentale che strumenti come i bonus edilizi siano dispiegati pienamente in operazioni di questo tipo, garantendo la giusta durata temporale e coniugando la sacrosanta esigenza di sostenere la ripresa economica e il settore dell’edilizia con la necessità primaria di perseguire finalità ambientali e sociali, dal momento che sono risorse pubbliche quelle attivate per realizzare questi interventi. E valorizzando anche il tipo di azioni di riqualificazione edilizia che vengono sostenute con queste risorse: prestazioni energetiche avanzate, criteri ambientali minimi nelle costruzioni, legalità e sicurezza nei cantieri per concorrere anche a un’evoluzione virtuosa del settore delle costruzioni.

Recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente, efficientamento energetico e sismico delle abitazioni: ci sono molte opportunità in campo che ancora, lo sappiamo, si scontrano con limiti e ostacoli, in parte legati a un sistema di regole di trasformazione delle città che è inadeguato e a cui si sta mettendo mano, ad esempio con la Legge sulla Rigenerazione urbana che il PD sta sostenendo in Parlamento.

C’è poi la necessità di migliorare gli strumenti necessari a far incrociare domanda e offerta di case, in grado di rispondere a un bisogno molto articolato e certamente anche molto diverso dal passato: pensiamo a come è cambiata la struttura sociale delle famiglie italiane e a come questo si ripercuote anche sul’esigenza di spazi dell’abitare oppure a come rispetto a qualche decennio fa lì organizzazione del lavoro spinge le persone a cambiare più volte casa nel corso della vita. Le nostre città ma anche i piccoli centri delle aree interne sono piene di case sfitte o inutilizzate, di abitazioni troppo grandi abitate da 1 o 2 persone anziane che a volte vivono “intrappolate” in case che non hanno ascensori per consentire loro di uscire e vivere una dignitosa vita sociale; occorre immaginare soluzioni che sviluppino soluzioni di cohousing e di collaborazione intergenerazionale, pensiamo ad esempio alle grandi città universitarie. Strumenti di incentivazione all’’utilizzo del patrimonio abitativo privato, che rappresenta la stragrande maggioranza nel nostro Paese, coniugando le legittime esigenze dei proprietari, specie quelli piccoli che dall’affitto di una casa di proprietà traggono una parte di reddito fondamentale per il sostentamento della propria famiglia, con un bisogno di case in affitto a prezzi accessibili, anche attraverso strumenti di sostegno alla locazione per gli inquilini che esistono nel nostro Paese ma che non sempre riescono a essere efficaci.

Il PNRR rappresenta un’occasione importante per ridare slancio alle politiche abitative e per ricostruire finalmente una politica nazionale sulla casa. Ci sono nel Piano azioni importanti: la missione 2 che rifinanzia con 14 miliardi il superbonus 110% e gli altri strumenti fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, su cui c’è una discussione sulla legge di bilancio e rispetto a cui il PD ha presentato delle proposte di rafforzamento e miglioramento.

Il Programma Innovativo nazionale per la Qualità dell’Abitare (PinQua) ideato dalla ministra De Micheli e implementato con 2,8 miliardi del PNRR: 159 interventi da completare entro il 2026 finalizzati a ridurre il disagio abitativo aumentando il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, rigenerare il tessuto urbano in un’ottica di sostenibilità non solo economica e sociale ma anche ambientale. Accanto a questo anche i Piani Urbani Integrati dedicati alle città metropolitane, finanziati con lo strumento del Fondo dei fondi gestito dalla Bei, rappresentano un’occasione di rigenerazione urbana per promuovere inclusione sociale e combattere le forme di vulnerabilità, attivando risorse e finanziamenti privati.

Il Programma Next Generation EU e anche le altri fonti di finanziamento europeo sono una grande opportunità per mettere in campo una nuova stagione di trasformazione urbana che affronti il tema delle politiche della casa con strumenti e soluzioni adeguate alla natura del bisogno emergente, non con interventi spot o disordinati, ma con una visione di sistema e una forte assunzione di responsabilità pubblica nel costruire una politica abitativa organica, capace di costruire risposte non solo al bisogno “fisico” di casa ma insieme a quello di inclusione sociale, emancipazione dei soggetti fragili, creazione di welfare di comunità radicato sul territorio e contribuire alla grande sfida della sostenibilità ambientale.

Di questo abbiamo parlato oggi all’Agorà democratica confrontandoci con tante voci che oggi hanno partecipato, per ascoltare il loro punto di vista, raccogliere spunti e suggerimenti e costruire insieme a loro le proposte che diventeranno parte di discussione sulla nostra piattaforma e nel PD.

Qui il collegamento per riascoltare l’intero dibattito dell’Agorà democratica “Diritti dell’abitare”

Qui il link per il podcast sul tema casa e politiche dell’abitare su Radio Immagina

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AGORA’ DEMOCRATICA: DIRITTI DELL’ABITARE SULLA CASA