A Torino, un consigliere appena eletto nelle fila di FdI, in Circoscrizione 6, ringrazia i “tanti camerati” che lo hanno aiutato in campagna elettorale, votandolo. Scoppia il caso, imbarazzo generale. Il neo eletto cancella il post dai social.

A Trieste un altro neo consigliere, sempre di FdI, viene ritratto in posa impettita, mascella volitiva e “sguardo ardito”, con la mano appoggiata sulla testa di Benito Mussolini e il braccio teso per il saluto romano. La foto è di tre anni fa. Lui oggi dichiara: “Non la farei più”.

A Roma, la nipote del Duce, esponente di FdI, alle comunali di domenica e lunedì fa il pieno e il record di preferenze. Due anni fa si era fatta fotografare con un cartello con su scritto: “Io il 25 aprile festeggio San Marco”. “È una foto fatta due anni fa, riguarda il passato anche se capisco che tutto viene strumentalizzato – si giustifica la consigliera di FdI –. Ho sbagliato, l’ho fatto in maniera ingenua, ma aveva un significato personale perché il papà delle mie figlie, il mio ex marito, si chiama Marco e ci siamo messi insieme il 25 aprile.” Pare di sentire un rumore di unghie che scivolano sugli specchi.

Per non parlare dei contenuti svelati dell’inchiesta di Fanpage delle scorse settimane sulla “lobby nera” a Milano.

“Tranquilli, comunque. Questi non sono fascisti.” Siamo noi, democratici, liberali, che sbagliamo, che esageriamo, che pensiamo sempre male, che guardiamo sempre indietro, che siamo fissati con il passato, il fascismo, il nazismo, le dittature.

Chissà poi perché corrono tutti a giustificarsi, a ritrattare sempre tutto, sempre dopo, sempre a parole. Perché poi i fatti parlano da soli. E la dicono lunga sui rigurgiti fascisti con i quali questa destra non vuole ancora fare i conti.

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