(Roma, 16 luglio 2021) – Nell’ultimo secolo le temperature sono aumentate in media di 2°C, le precipitazioni sono diminuite del 12%, mentre la densità di popolazione umana è di sei volte maggiore rispetto alla metà dell’Ottocento nelle aree più antropizzate.
Sono solo alcuni dei dati pubblicati su Nature Ecology & Evolution che analizzano per la prima volta gli effetti dei cambiamenti climatici, la crescita della popolazione umana e i cambiamenti nell’uso del suolo sulla biodiversità degli invertebrati in Italia, utilizzando dati raccolti negli ultimi 150 anni.
I cambiamenti nelle precipitazioni sono il fattore che ha avuto il più forte impatto sulla biodiversità: le comunità animali sono cambiate di più nelle aree in cui le precipitazioni sono diminuite maggiormente, comportando generalmente un aumento dei tassi di estinzione e colonizzazione. Gli impatti delle precipitazioni sono stati particolarmente forti nelle aree che hanno subito un aumento di popolazione umana o delle temperature.
Gli aumenti delle temperature hanno avuto un impatto inferiore rispetto ai cambiamenti di precipitazioni. Come atteso, l’aumento delle aree naturali ha avuto effetti benefici sulla diversità, favorendo la colonizzazione e l’incremento della diversità, mentre l’aumento della popolazione umana è stato usualmente associato a decrementi in diversità biologica. Ciò evidenzia ancora una volta come il disturbo umano e gli impatti diretti e indiretti abbiano effetti deleteri sulle comunità biologiche.
I risultati scientifici messi a punto da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, certificano, ancora una volta, il legame diretto tra cambiamenti ambientali e perdita di biodiversità. Capire quanto è succedendo è di fondamentale importanza per valutare e cercare di gestire quanto prima la crisi climatica e le trasformazioni sulla biodiversità in corso e che avverranno nei prossimi decenni.