Accolte le proposte del PD sui congedi di paternità in Commissione Politiche sociali alla Camera

(Roma, 1 luglio 2021) – Da oggi, 1 luglio 2021, parte ufficialmente la riforma dell’assegno unico universale, una misura importante che copre categorie fino ad oggi escluse dagli assegni familiari come i lavoratori autonomi, i disoccupati, i coltivatori diretti, coloni e mezzadri, i titolari di pensione da lavoro autonomo e quei nuclei familiari privi dei requisiti necessari per ricevere l’assegno.

Una prima forma universale di sostegno alla genitorialità che per i prossimi sei mesi vivrà una “fase temporanea” per poi diventare, a inizio 2022, definitiva. Una “misura ponte” quindi, in vigore fino 31 dicembre 2021 che allarga la platea dei soggetti fino ad oggi esclusi dal diritto all’assegno nuclei familiari. Solo con l’inizio del nuovo anno l’assegno unico entrerà a pieno regime e ingloberà tutti i diversi aiuti e incentivi, dal bonus bebè alle detrazioni fiscali, rivolti alle famiglie con figli a carico.

Una prima importante parte del Family Act che divetà realtà anche se l’impegno del Partito Democratico non si ferma certamente qui.

Come ha ribadito la portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche, Cecilia D’Elia: “Vogliamo affiancare il sostegno alla genitorialità con politiche più forti sul versante dei servizi e della condivisione. E’ necessario andare oltre il concetto di conciliazione dei tempi e dei ruoli, questione ritenuta troppo spesso solo femminile, per entrare in quello di condivisione.” In questa direzione il passo fatto ieri dalla Commissione Politiche sociali alla Camera è molto importante. Sono state infatti “accolte, alcune nostre rilevanti come quella di innalzare al 14esimo anno di età la soglia entro quale vengono riconosciuti i congedi parentali, di prevedere progressivamente l’intera copertura della maternità a carico dello Stato, quella di innalzare il congedo obbligatorio per il padre lavoratore nei primi mesi dalla nascita del figlio, prevedendone il progressivo incremento fino a 90 giorni lavorativi.”

Misure che occorrerà sostenere nella prossima legge di bilancio perché “E’ tempo che il nostro Paese si ponga l’obiettivo di una più equa ripartizione del lavoro di cura e arrivi almeno a tre mesi di congedo di paternità obbligatori.

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