(Roma, 30 giugno 2021) – Con oggi muore un pezzo di tessuto produttivo del nostro territorio. Con oggi una parte di comunità, di vita e di lavoro comune finisce, pronta già da domani a consegnarsi ai ricordi: a quelli più distanti appartenenti alle generazioni dei nostri padri e dei nostri nonni che alla Henkel di Lomazzo ci hanno lavorato fino alla pensione, ma anche e soprattutto a quelli più vicini, ancora vivi, che fanno più male e segnano, con la chiusura definitiva oggi della fabbrica, le vite dei 150 lavoratori e la storia di un intero territorio.
Un impatto forte, causato da decisioni irrevocabili, eticamente e socialmente incomprensibili, figlie di un ricorso implacabile al profitto che crea e distrugge. E oggi ha distrutto.
Resta una grande amarezza e la vicinanza ai lavoratori che si trovano ad affrontare una situazione difficile. Sulla questione Henkel per una volta tutta la politica si era ritrovata unita nel chiedere alla casa madre tedesca un ripensamentoche nonostante gli sforzi e gli impegni presi non c’è stato.
Una vicenda tristemente emblematica di come le scelte dei grandi gruppi industriali multinazionali siano spesso sorde anche alle ragioni di territori dai quali hanno ricevuto e avuto tanto, come è il caso dello stabilimento della Henkel di Lomazzo. Un tema da affrontare, anche a livello europeo, non solo nazionale.