(Roma, 13 maggio 2021) – Il 13 maggio del 1978 veniva approvata in Italia la legge 180, la “Legge Basaglia”, dal nome del promotore e psichiatra, Franco Basaglia, che l’ha pensata e ideata. Un progresso civile e sociale che, insieme all’istituzione del Servizio sanitario nazionale, ha cambiato il nostro Paese.
Curare la malattia mentale non isolando i pazienti, i “matti”, dal mondo dei normali, internandoli con i loro simili in manicomi perché compromessi in maniera definitiva, togliendo molto spesso loro la dignità di esserei umani, di uomini e donne. Lì, in quegli spazi neri dove “vi era un odore simbolico di merda” – racconterà in una delle ‘Conferenze brasiliane’ Basaglia – “C’erano cinquecento internati, ma nessuna persona”.
Non nei manicomi, ma curare i malati mentali nella società, in realtà piccole e aperte. “Io non so cosa sia la follia. Può essere tutto o niente. E’ una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia”. Vennero istituiti i dipartimenti di salute mentale, i centri di prossimità, le comunità sul territorio, i reparti ospedalieri per i casi più acuti.
La scienza che studia, spiega e cura i disagi e i disturbi della mente, almeno alcuni. Una rivoluzione umana epocale, culturale e psichiatrica dirompente: il passaggio da una “psichiatria di contenimento” a una “psichiatria di cura e riabilitazione”. Una svolta, però, ci dicono medici ed esperti essere ancora incompiuta, non pienamente concretizzata. Un’incompletezza che è anche compito della politica affrontare. Tocca farlo dentro un quadro sociale e sanitario fortemente segnato dalla pandemia in cui le ferite mentali si sono fatte più marcate in chi già soffriva prima e non solo.
Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, si apre un’ulteriore reale possibilità per il nostro Paese di investire sulle infrastrutture sociali, potenziando, innovando e riparando anche quelle reti di prossimità dedicate a garantire servizi socio-sanitari adeguati ai più fragili, restituendo loro dignità e qualità della vita.