Articolo per Immagina a cura di Chiara Braga e Susanna Cenni

(Roma, 22 aprile 2021) – Dal 1970 ogni 22 aprile si celebra la Giornata mondiale della Terra. Da due anni questa ricorrenza cade in una condizione particolare del pianeta e dei suoi abitanti a causa della pandemia, anche se oggi, grazie alla scienza e ai vaccini, finalmente iniziamo a vedere luce in fondo al tunnel.

L’emergenza sanitaria ci ha permesso di capire molte cose. Abbiamo sofferto per la perdita di un numero altissimo di vite umane, per le preoccupazioni economiche e sociali, per lo stravolgimento delle nostre abitudini quotidiane. Accanto a questo periodo complicato abbiamo però anche visto la natura rifiorire davanti alle nostre paure. Una sorta di appello alla nostra coscienza e alla nostra intelligenza per capire concretamente che esiste un solo pianeta e che la ripartenza deve guardare a un cambio di paradigma che affronti l’altra grande crisi del nostro tempo, quella climatica. I cambiamenti climatici in atto – pensiamo alla forte grandinata su Roma di qualche giorno fa o alla siccità di fiumi e laghi nel centro nord, o ancora alle gelate che hanno distrutto vigneti ed orto frutta in pieno aprile – stanno trasformando non solo il nostro ecosistema ma anche il nostro modo di vivere, le città e territori, e di alimentarci. Stati, imprese e cittadini si misureranno sempre più con l’impatto di questi fenomeni, con le sue ricadute ambientali ma anche economiche e sociali.
L’eredità del nostro modello di sviluppo ha sottoposto tutto il pianeta a conseguenze di cui pagheranno il prezzo soprattutto le generazioni future e l’emergenza Covid19 ha accelerato questi processi, rendendo ancora più evidenti. Anche nel nostro Paese negli ultimissimi anni il consumo di suolo agricolo ha proseguito il suo cammino, divorando in un solo anno più di 4000 ettari.

Ora abbiamo dinnanzi a noi un’occasione storica che non possiamo fallire: evitare che la pressante richiesta di ripartenza globale post pandemica si traduca in una semplice riproposizione di ricette del passato. Non c’è tempo da perdere, non ce lo possiamo permettere.

Oggi con l’EarthDay, nelle varie modalità consentite dalle regole, prende forma la più grande mobilitazione globale che richiama alla tutela del pianeta tutte le culture e tutte le generazioni. Salvaguardare la biodiversità sempre più a rischio, proteggere il suolo e il suo fondamentale valore ecosistemico, tutelare le filiere alimentari e la fertilità del suolo, combattere il cambiamento climatico sono le grandi sfide del nostro tempo.
Questo è anche l’impegno che il Partito Democratico chiede al Governo italiano in un momento in cui il nostro Paese, con la presidenza del G20 e nella COP26, è chiamato a promuovere una vera agenda per una transizione ecologica che si prenda cura delle risorse naturali del pianeta, per uno sviluppo che sia realmente sostenibile e inclusivo.
Proprio ieri l’Europa ha segnato un risultato storico, con l’accordo sulla legge sul clima. L’obiettivo della neutralità climatica al 2050 e la riduzione delle emissioni di almeno il 55% al 2030 sono diventati obiettivi vincolanti per tutti gli Stati membri e segneranno il cammino della prossima generazione. L’Europa si conferma leader nella lotta ai cambiamenti climatici e nell’impegno per realizzare gli obiettivi degli Accordi di Parigi, tenendo insieme economia, società e futuro. Grazie all’iniziativa della nuova amministrazione democratica americana la lotta ai cambiamenti climatici è tornata al centro dell’agenda politica globale, con il vertice virtuale promosso dal Presidente Biden con 40 leader mondiali proprio in occasione della Giornata della Terra.

La pandemia ci ha posto di fronte alla necessità di garantire maggiore produzione agricola nazionale recuperando utilmente terreno agricolo alla fertilità , buone pratiche colturali, investendo su sistemi alimentari sani, sostenibili, economicamente accessibili e resilienti, orientando la ricerca e l’innovazione agli obiettivi che la strategia Europea indica: dimezzare l’uso di fitofarmaci, accrescendo la produzione biologica, preservare la agricola e alimentare. La qualità della produzione del cibo, il presidio e l’attività degli agricoltori custodi della terra, diventano quindi uno snodo fondamentale per la protezione e la salvaguardia della terra, della ripartenza e del green deal.

Vogliamo far ripartire il Paese su basi nuove, cogliendo fino in fondo le opportunità del programma NEXT Generation EU e utilizzando al meglio le risorse della nuova programmazione europea. Filiere industriali legate all’innovazione verde e digitale, nuovi posti di lavoro qualificato e remunerato equamente, rigenerazione e forestazione urbana, cura del territorio, tutela del mare e delle acque interne, protezione della biodiversità e rafforzamento del sistema dei parchi e delle aree protette: è questa la ricetta per il futuro che vogliamo per l’Italia e l’Europa.

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EARTHDAY: “Una stagione nuova che riparte dalla Terra”
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