Davanti ci si complimenta per la dedizione e la cura del Covid-19, dietro si lavoro per smantellare il reparto. Medici, infermieri, operatori sanitari e cittadini non si meritano questo.

(Como, 7 gennaio 2021) – Lascia una profonda amarezza leggere nero su bianco la nota – che riporto più sotto – diffusa qualche giorno fa dal personale del Reparto Rianimazione/terapia Intensiva Di Saronno da mesi occupato a combattere, come molti altri presidi lombardi, la pandemia da Covid-19.

C’è delusione, se si pensa all’impegno professionale e ai gesti di cura che infermieri, medici e operatori sanitari sempre in prima linea, senza risparmiarsi, hanno dedicato ai malati di Covid in questo terribile anno appena passato e che continuano a prestare ancora oggi. Fa venire un groppo in gola, poi, il sapere che sono stati proprio questi uomini e queste donne della terapia intensiva le ultime persone che i malati di Covid hanno visto prima di morire.

Eppure oggi sono loro a chiedere un aiuto alle istituzioni, a Regione Lombardia, la quale, nonostante le numerose sollecitazioni, continua vergognosamente a non dare risposte. Una reticenza non solo in merito al destino dell’unità di anestesia e rianimazione, perno fondamentale nelle situazioni di emergenza e urgenza, funzionale a tutto il sistema interno di un ospedale, ma anche riguardo al futuro stesso dell’intero plesso ospedaliero di Saronno.

L’unica cosa che Regione Lombardia ha reso chiara in questi anni, e i numeri messi a confronto tra i presìdi di Gallarate, Busto Arsizio e Saronno sono lì a testimoniarlo, è stata quella di lasciare costantemente sotto organico il personale sanitario di Saronno, in cronica diminuzione da diverso tempo, senza adoperarsi per sopperirne o rimpiazzarne le sofferenze. Una strategia subdola e strisciante che sottende l’intenzione preoccupante di chiudere o comunque ridimensionare il reparto saronnese di terapia intensiva.

Un atteggiamento che, ed è questa la cosa più grave, manca di rispetto a tutto il personale sanitario che con abnegazione ha prestato il proprio lavoro durante i mesi più duri della pandemia. Un comportamento non più giustificabile: davanti ci si complimenta per la dedizione e per il buon lavoro fatto, dietro si lavora per smantellare ciò che un attimo prima si è elogiato. Medici, infermieri, operatori sanitari, cittadini non si meritano tutto questo.

Sanita’: ospedale di Saronno. Foto ANSA/Roberto Ritondale

Qui la nota del personale del Reparto di Rianimazione/Terapia Intensiva dell’Ospedale di Saronno.

Eccoci qui. Una delegazione composta dal personale del reparto di rianimazione dell’ospedale di Saronno in attesa di un incontro con il nostro sindaco dottor Airoldi al fine di poter chiarire alcuni punti a nostro parere fondamentali relativi alla notizia oramai accreditata che la nostra unità operativa è in predicato di essere chiusa o quantomeno ridimensionata vista la cronica carenza di personale medico in servizio.

La premessa è che riteniamo di avere maturato sul campo il diritto di poter esprimere il nostro parere in quanto operatori impegnati nella prima e seconda ondata di questa pandemia. Riteniamo che la nostra voce meriti di essere ascoltata non solo a livello locale ma anche direttamente a livello regionale e per tale motivo abbiamo richiesto formale incontro anche con l’assessore Giulio Gallera che, siamo certi, ci riceverà nei prossimi giorni.

I punti che vogliamo sottolineare riguardano innanzitutto la nostra esperienza maturata nella cura di questa malattia. All’inizio della prima ondata nessuno sapeva esattamente come comportarsi. Non parliamo solo di cure mediche, terapie ed assistenza. Ma parliamo sopratutto di come poter gestire in toto questo tsunami che ci ha travolti nel giro di poche settimane. Tutti noi con i nostri coordinatori infermieristici ed i nostri medici, abbiamo imparato. Abbiamo copiato le esperienze di altri ed abbiamo inventato i nostri modi per poter proteggere noi e le nostre famiglie. Infatti prova ne è che attualmente siamo il reparto con il più basso tasso di infezioni del personale di tutto l’ospedale.

Altro fatto importante da sottolineare sono i risultati ottenuti. Questa nostra metodica di cura, legata ad una duttilità di apprendimento, ci ha permesso di salvare davvero molte vite. Molti nostri pazienti sono tornati a casa. Molti pazienti da noi curati ora stanno bene.

Ancora. Noi siamo un reparto funzionale a tutto l’ospedale di Saronno. Non esiste covid hospital senza terapia intensiva. Non esiste un malato di covid ricoverato che non abbia bisogno di un supporto, di una visita e di un parere anestesiogico. Il fatto che il nostro presidio venga sguarnito dalla presenza di medici anestesisti mette pesantemente a rischio tutto il sistema sanitario di cura interno dell’ospedale che fino ad oggi ha funzionato in maniera egregia e dignitosa. Usiamo il termine dignitosa perché riteniamo che la dignità del nostro lavoro passi anche dal rispetto di esso e dal rispetto che ciascuno di noi merita.

Abbiamo dato il massimo in questi mesi. Abbiamo dato giorni e notti senza risparmiare le nostre forze. Ora siamo noi che abbiamo bisogno di essere aiutati. È quasi paradossale chiedere di essere aiutati nel compiere al meglio il nostro lavoro. Ma è di questo che abbiamo bisogno.

Giusto per essere chiari. Busto, Gallarate e Saronno fanno parte di una unica azienda ospedaliera. A Busto e Gallarate è presente un adeguato e conguo numero di anestesisti (Gallarate 20 più il primario a Busto 19 più il primario) mentre nel nostro presidio, quello più martoriato sono presenti solo 6 anestesti più il primario. Il personale medico nella figura degli anestesisti a Saronno è in cronica diminuzione da diversi anni. Alcuni pensionamenti e molti trasferimenti non sono stati rimpiazzati ne in passato ne ora. Ed è per questo che il nostro ospedale ora si trova ora in sofferenza. Mancano gli anestesisti ed i turni non possono essere coperti. Ricordiamo che Saronno è sede di una delle poche unità operative di chirurgia toracica sul territorio lombardo che non può svolgere l’eccellente lavoro di sempre senza un supporto anestesiologico adeguato. Ricordiamo che una unità operativa come il pronto soccorso non può aspettare ore nell’urgenza che quaotidiamente viene gestita la visita di un anestesista perché è presente solo uno specialista durante tutta la giornata e sopratto la notte e che risulta a disposizione per tutti i reparti dell’ospedale covid o non covid. La maternità è stata chiusa e decentrata a Gallarate. Le urgenze chirurgiche a Busto e Gallarate. Insomma si sta smantellato il nostro presidio ospedaliero perché non si riescono a reperire specialisti in grado di poter far lavorare un indotto di personale incredibile. Non solo infermieri ma personale ausiliario e si supporto. Un intero ospedale che chiede solo di poter lavorare al meglio come ha sempre fatto.

Non siamo certo noi che dobbiamo indicare le soluzioni a questo problema ma siamo noi che viviamo quotidianamente il problema e che vogliamo sollevarlo in modo che anche l’opinione pubblica, i nostri concittadini e tutti quelli che usufruiscono dei servizi dell’ospedale, siano consci del fatto che se c’è necessità abbiamo tutti il diritto di farci curare in sicurezza e abbiamo tutti il diritto di ricevere le migliori cure possibili.

Per questo abbiamo bisogno di sapere che, alla fine di tutto questo periodo, la nostra unità operativa tornerà ad essere quella di sempre. Tornerà ad essere funzionale per tutti i reparti del nostro ospedale. Non chiediamo altro. Solo di poter continuare a lavorare come abbiamo fatto fino ad ora e chiediamo di essere pronti per riprendere la nostra attività di routine al termine di questa pandemia.

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OSPEDALE DI SARONNO: “Regione Lombardia continua a non dare risposte.
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