(Roma, 15 dicembre 2020) – In 32esima posizione nel 2017, in 36esima nel 2018, in 40esima nel 2019, ancora più giù fino a scendere ad occupare la 55esima in questo 2020. La caduta della provincia di Como è costante, un tonfo nell’ultimo anno sordo e secco certificato in modo netto dalla consueta indagine elaborata annualmente da Il Sole 24Ore sulla Qualità della vita nelle 107 province italiane.

Certamente ha pesato l’impatto della pandemia da Covid-19, motivo per il quale la maggior parte dei 90 indicatori analizzati sono stati aggiornati al 2020 ed è stato inserito tra i parametri l’indice dei casi Covid rilevati ogni mille abitanti. Tuttavia il flagello della pandemia non deve essere preso come una “giustificazione” della perdita costante di posizioni della provincia comasca. Il Covid-19, semmai ha evidenziato e in alcuni casi reso evidenti alcune delle più importanti falle e delle maggiori criticità già esistenti.

Non è un caso, infatti, che i dati peggiori fatti registrare dall’indagine del Sole 24Ore riguardino il settore della salute. La provincia di Como, con 45 casi di Covid ogni 1000 abitanti, occupa la 103esima posizione, davanti solo a Milano (46), Varese (48), Monza e Brianza (48), e Aosta (50); è all’87esimo posto per il numero di pediatri presenti sul territorio (1,6 attivi ogni 1000 abitanti); al 101esimo per numero di medici di medicina generale (0,8 attivi ogni 1000 abitanti). Per non parlare del terrificante penultimo posto, tra tutte le provincie italiane, (cioè 106esima su 107) per numero di infermieri attivi (192,2 ogni 100mila abitanti). Colpiscono inoltre, i piazzamenti riguardanti l’utilizzo di medicinali: Como è all’8 posto per il consumo dei farmaci contro l’ipertensione, all’11 posto per l’uso di farmaci per il diabete, l’asma e il Bpco; al 30esimo per il consumo di antidepressivi.

Male anche i dati relativi all’utilizzo dei Fondi europei 2014-2020 per l’ambiente e la prevenzione dei rischi idrogeologici, di cui ci sarebbe invece notevole bisogno: la spesa pubblica di 6,2 euro pro-capite ci relega al 97esimo posto in classifica. Peggio facciamo con i fondi comunitari destinati all’Agenda digitale dove piombiamo al 105esimo posto con una spesa di 3,1 euro pro capite. Mentre siamo al 94esimo posto per l’utilizzo dei fondi Ue per l’attrazione culturale, naturale e turistica (con 1 euro pro capite speso) e al 98esimo per il numero di librerie ogni 1000 abitanti.

Sul piano economico il dato peggiore emerso dallo studio risulta essere la quintultima posizione (102esima) in tema di imprese femminili. Alto è anche il numero medio di ore di cassa integrazione ordinaria, richieste dalle imprese, 458,2 che ci fa scivolare al 98esimo posto.

Questa indagine, così come le altre già pubblicate e da pubblicare, sono utili tracce che ci permettono di leggere in modo oggettivo una parte della realtà comasca, per comprenderne le trasformazioni e gli stalli, per capire ciò che sta accadendo con la pandemia da Covid-19. Tracce che ci suggeriscono dove intervenire, quali sono gli elementi di valore e quali le criticità. L’intento è di lavorare all’apertura di un nuovo percorso che sappia orientare l’azione politica delle diverse istituzioni e amministrazioni locali al fine di contribuire, ciascuno per la propria parte, al governo di quel futuro che tutti vogliamo migliore.

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QUALITA’ DELLA VITA NELLE PROVINCE ITALIANE: “Como sprofonda sempre più nella zona bassa della classifica annuale de ‘Il Sole 24Ore'”
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