(Cantù, 2 novembre 2020) – Ormai fanno il giro del web, ci sono gruppi privati su Fb a cui iscriversi, spazi di condivisione e di aggregazione nei quali alimentare le proprie convinzioni fondate sul nulla, dove continuare, a torto, a darsi ragione in una bolla mediatica fatta di notizie false, insidiose, distorte, talvolta ingannevoli, altre volte create ad arte, non verificate.
Sono i deliri dei negazionisti e complottisti del corovanirus, gente che mette in dubbio l’esistenza stessa della pandemia. Per loro il Covid non esiste, non esistono i reparti in affanno, i Pronto Soccorso affollati, non esiste alcuna emergenza sanitaria, persino i morti nelle bare di Bergamo non esistono. Gente che nega la realtà dei fatti pur non avendo nessuna esperienza, nessuna competenza, nessuna conoscenza. Come se il sapere e il suo metodo frutto di anni di studi, di specializzazioni, di rigorosi lavori scientifici di medici, ricercatori, scienziati venisse dissolto in un batter di ciglia da intuizioni e idee pubblicate e raccontante nella rete non si sa bene da chi, pseudoverità costruite a prescindere dalla rispondenza con ciò che è reale.
E’ accaduto anche a Cantù, in provincia di Como, dove qualche giorno fa qualcuno si è introdotto nell’Ospedale Sant’Antonio Abate per registrare un video e tentare di dimostrare (inutilmente), così come già avvenuto all’Ospedale Sacco di Milano, che l’emergenza Covid sarebbe tutta un bufala, un’invenzione architettata ad arte. Un’operazione che è stata poi categoricamente sbugiardata con dati e numeri, con sofferenze e morti. Tutto smentito dalla forza dei fatti.
In queste false e assurde riprese fatte nelle sale dei Pronto Soccorso della Lombardia, del Piemonte e di altre regioni italiane c’è tutto il delirio di una, per fortuna, ridotta parte di società che crede ormai incondizionatamente solo a notizie false, che mette in discussione la scienza e la sua metodologia, la sua autorità, che non vuole faticare nell’approfondire l’argomento o nell’avere un confronto, che sa già tutto, come se tutta questa pseudo-conoscenza bastasse a sé stessa.
In questo modo si finisce per dare voce a ipotesi false che avvelenano il clima, che contribuiscono a creare confusione e frustrazione in un’Italia già molto provata e ancora sotto stress a livello sanitario, economico e sociale, e quel che è peggio, si arriva a mettere in dubbio il lavoro di chi, come medici e infermieri, ogni giorno si sacrifica per dare cure a malati e pazienti.
Divulgare notizie false è sempre un fatto da condannare; contrastare e combatterne la diffusione un dovere civico.