(Roma, 4 giugno 2020) – Un netto passo indietro rispetto alla sconcertanti delibere emanate lo scorso mese di marzo: quella dell’8 marzo che sostanzialmente invitava le Rsa su base volontaria ad accogliere i pazienti affetti ancora da covid-19 ma dimessi dagli ospedali e quella del 30 marzo dove si prescriveva che gli anziani di età superiore ai 75 anni con sintomi di sospetta infezione da Covid-19 non venissero trasportati negli ospedali ma curati all’interno delle stesse Rsa, purtroppo sprovviste di apparecchiature e di personale adatto a farlo.
Le nuove linee guida prevedono per gli ospiti delle case di riposo affetti da Covdi-19, il “tempestivo trasferimento” negli ospedali con reparti attrezzati.
Inoltre la delibera, per la prima volta, si occuperebbe anche degli anziani asintomatici, che vivono ancora a casa, ma che necessitano di essere ospitati in una casa di riposo. Le nuove direttive stabiliscono l’avvio di uno screening da parte delle Ats.”Se dall’inchiesta emergesse che l’utente è sospetto per il Covid 19 e non è possibile l’isolamento domiciliare, il paziente sarà ricoverato negli ospedali che hanno i reparti adatti al caso“. Anche in questo caso si tratta di una vera e propria rivoluzione rispetto alle norme scellerate attualmente in vigore sul territorio regionale.
Tutto questo avviene mentre in queste ore l’Ats di Milano rende pubblici i dati raccolti dalle 162 Rsa presenti nel milanese e nella provincia di Lodi. Il dossier in cui si descrive l’evolversi dell’epidemia di coronavirus tra i circa 17mila ospiti di queste strutture, fornisce numeri drammatici soprattutto per quanto riguarda i decessi.
In tre mesi, dal 20 febbraio al 20 maggio 2020, le strutture dichiarano 4.486 morti e più della metà, il 59,6% sono attribuibili al virus. Nelle Rsa di Milano città il valore più alto: 61,65%, 1.273 persone tra covid accertato e sospetto. In percentuali, al 20 maggio 2020 il 26% dei morti ha avuto certamente il Covid-19, il 34% ha manifestato sintomi sospetti. Mentre il 40% degli operatori si è contagiato a causa di tamponi mai fatti.
Possiamo dunque dire bene del cambio di strategia nella gestione della sanità da parte di Regione Lombardia? Viste le tante vittime che conta la nostra regione una seppur timida e silenziosa retromarcia è meglio di niente. Certo è che le domande che più pesano sulla condotta della Regione nella gestione di questa tremenda pandemia rimangono ancora tutte aperte.
Sarebbe forse almeno il caso di dire che no, non è stato fatto tutto bene, come invece ancora si ostina a ripetere qualcuno. E forse bisognerebbe iniziare a spiegare qualcosa ai propri cittadini e magari a chiedere scusa.
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