(Como, 18 febbraio 2020) – Tutta la mia solidarietà a don Alberto Vigorelli, sacerdote di Mariano Comense che, tra le altre cose, il prossimo l’ha aiutato per davvero anche a casa sua, facendo il missionario in Perù e in Burundi per oltre trent’anni.
Tutta la mia vicinanza a questo prete ottantenne che è stato querelato per diffamazione da Salvini. Un’accusa ridicola e infondata; perché don Alberto non ha diffamato o offeso nessuno, perché ciò che ha detto nell’omelia a commento del passo del Vangelo di Matteo sul “giudizio finale”, in una domenica di novembre del 2016, rientra nel pieno diritto di espressione del pensiero di ognuno, e in particolare, del pensiero cattolico anche quando questo può apparire scomodo e mettere a disagio proprio noi cattolici.
Lo spiegare quel “Venite, benedetti del Padre mio (…) perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto” con l’affermazione “O siete di Salvini o siete cristiani”, è un monito attualizzato che rende bene quale sia l’insegnamento dell’accoglienza delle Sacre Scritture e della Chiesa. Si può essere d’accordo o meno ma quello è e rimane il contesto del Vangelo che pone ciascuno di noi di fronte alla responsabilità verso gli ultimi di questa terra e alla propria coscienza.