(Roma, 2 novembre 20149) – Nel 2015 il Governo Renzi lasciò scadere senza attuarla la delega fiscale in materia ambientale-energetica: fu un’occasione persa.
La Manovra di Bilancio approvata in Consiglio dei Ministri da tutte le forze che fanno parte del Governo attuale prevede oltre alla plastic tax (ancora migliorabile) una forte impronta ambientale: dagli sgravi fiscali per il settore della plastica riciclabile agli incentivi di Industria 4.0 per far crescere l’economia circolare.
Questa è la direzione giusta.
Fa male invece vedere che una forza di maggioranza usi le stesse parole di Salvini e della Meloni per attaccare norme sacrosante come quelle che vanno verso un’economia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Ma la al di là delle polemiche politiche (fatte da chi fino all’altro ieri denunciava postando foto del nostro mare e dei suoi abitanti inquinati di plastica; da chi fino all’altro ieri ha applaudito e sostenuto i Fridays for Future, dicendo di essere dalla parte dei giovani; da chi parla del dovere di lasciare ai figli, alle generazioni future un Pianeta più pulito in cui viviere; da chi ha proiettato video suggestivi sulla pericolosità dell’inquinamento) occorre fare un po’ di chiarezza.
L’imposta sulla plastica esiste in molti Paesi europei e ha lo scopo di disincentivare i prodotti monouso e promuovere materie compostabili ed eco-compatibili.
Quella presente nella Legge di bilancio, come ha ben ribadito anche Beppe Provenzano, non è un’imposta generalizzata sulla plastica, materiale che produciamo e di cui difficilmente riusciremo a fare a meno, ma ha l’obiettivo di limitare l’impiego di oggetti che usi una volta soltanto e rimangono nell’ambiente per centinaia di anni.
Basterà? Certo che no. Servirà molto altro, ovviamente: come un ciclo integrale dei rifiuti, lo svilupoo dell’economia circolare, la ricerca e l’innovazione su packaging e imballaggi.
“Ma compito delle istituzioni è anche orientare i comportamenti sociali“. Pensare a politiche ambientali senza impatto finanziario vuol dire non farle, o peggio, farne una retorica vuota.