(Roma, 18 giugno 2019) Gli amministratori della ‘Tecnodem srl‘ di Napoli, impresa impegnata nella ricostruzione del ponte Morandi, già esclusa dai lavori lo scorso maggio, sono stati arrestati dalla Direzione investigativa antimafia nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Genova.
La ‘Tecnodem’ aveva lavori in subappalto per centomila euro nell’ambito delle opere di demolizione del ponte, in corso in queste settimane. Ma le indagini degli uomini della Dia avevano consentito agli inquirenti di emettere già maggio scorso un’interdittiva a carico dell’azienda, che era così stata estromessa dai lavori.
Questa vicenda giudiziaria è la conseguenza di quando si subappalta, di quando vengono eliminati i bandi di gara, di quando non si dà ascolto all’Anac che in questi giorni, a più riprese, ha sottolineato come il Codice degli appalti “da un giorno all’altro è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo”. Conseguenza dell’approvazione definitiva, qualche giorno fa alla Camera, del c.d. Sblocca Cantieri, un decreto destinato, contrariamente al nome che porta, non a riattivare i cantieri in Italia ma a generare un aumento degli spazi di corruzione con un peggioramento della qualità dei progetti e dei lavori eseguiti e delle sicurezza dei lavoratori. Una deregulation che fa fare al nostro Paese un gravissimo passo indietro nel settore degli appalti pubblici sul fronte della legalitàe della trasparenza.
Il ponte Morandi è un’opera che “pesa sul cuore” di tutti gli italiani; la sua caduta è stata qualcosa di simbolico non solo per Genova ma per tutta l’Italia. Facciamo sì che la sua ricostruzione possa sì ricongiungere la città di Genova ma anche ricucire quel legame tra progresso e sviluppo spezzato dalla decadenza del suo crollo. Facciamo sì che la ricomposizione del ponte Morandi avvenga senza il pericolo devastante delle infiltrazioni mafiose.