(Roma, 15 maggio 2019) – Era successo già con il revenge porn, all’epoca della discussione del ddl sul Codice Rosso, (la proposta di legge approvata il 3 aprile scorso alla Camera, in attesa di essere discussa in Senato, che si propone di modificare il codice di procedura penale, soprattutto riguardo alle disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere) e ieri alla Camera il copione si è ripetuto con il testo sulla semplificazione fiscale sulla cosiddetta tampontax. Un argomento non proprio di rilevanza strategica ma che però dà il segno di come, anche sulle piccole cose utili alle donne (e non solo), ci sia preclusione e volontà di buttarla continuamente in propaganda, come se l’obiettivo principale fosse quello di appuntarsi sempre una medaglia al petto per farla risplendere agli occhi dell’opinione pubblica, non importa se il buon senso consgli altro o se, alla fine, si tratti di una patacca. Sta di fatto che la maggioranza giallo-verde ha bocciato l’emendamento del Partito Democratico che equiparava l’IVA dei prodotti per l’igiene femminile, inclusi gli assorbenti tassati al 22%, a quella dei prodotti per l’igiene maschile, tassati invece al 5%.

La norma, giudicata di buonsenso dal primo firmatario, Massimo Ungaro, del PD (“Oggi in Italia abbiamo un grande problema di ‘tassa rosa’: sugli assorbenti le donne pagano il 22% di IVA, come per un bene di lusso, mentre sui rasoi maschili l’IVA è al 4%, tassato come bene di prima necessità”) è stata respinta dopo un rinvio e una lunga, a tratti surreale, discussione con 253 voti contrari e solo 189 a favorevoli. La motivazione? Il costo troppo elevato, circa 12 milioni di euro.
E qui è forse il caso di ricordare, come ben ha fatto la collega Lia Quartapelle, che “il Governo a dicembre 2018 trovò subito 4 milioni di euro per abbassare l’IVA sui tartufi al 4%. Quanti sono i mangiatori di tartufi in Italia? Quante sono le donne che utilizzano assorbenti tutti i mesi?”, viene da chiedersi.

La maggioranza ha volutamente respinto l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti femminili, rinviando la discussione al Senato, solo ed esclusivamente per ragioni di propaganda, per intestarsi i meriti di una battaglia che non può certo arrivare da un emendamento presentato dall’opposizione.

Il ridicolo, tuttavia, lo si è raggiunto quando in Aula il capogruppo grillino alla Camera D’Uva giustifica la bocciatura dell’emendamento per la riduzione dell’Iva sugli assorbenti femminili adducendo motivazioni ‘ambientali’, ovvero invitando le donne ad usare prodotti più ‘ecosostenibili’ come le coppette. Una follia!

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TAMPONTAX: “Un’altra occasione persa per stare dalla parte delle donne”
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