(Roma, 3 aprile 2019) Prima di approfondire il Codice Rosso, e quali le sue implicazioni, occorre partire da un punto: a presentare questo disegno di legge è un Governo a guida Lega-M5S (il disegno di legge è firmato dal Ministro Alfonso Bonafede e dai Ministri Salvini, Trenta, Bongiorno, Tria), la stessa maggioranza che ha incardinato il testo del senatore leghista Pillon sull’affido condiviso, un provvedimento maschilista e reazionario che colpisce le donne più deboli e non guarda al supremo interesse del minore e che rischia di intrappolarle in relazioni violente, mettendo a repentaglio la loro incolumità e quella dei loro figli. Un Governo che, per il tramite del Ministro della famiglia Fontana, dà il patrocinio al “Congresso delle famiglie” di Verona dove la famiglia naturale viene usata come grimaldello per scardinare anni di battaglie di libertà e per affermare tesi retrograde e antistoriche; un Governo di ipocriti perché il decreto sul reddito di cittadinanza penalizza proprio le famiglie, le famiglie più numerose, le famiglie con disabili ed esclude da “quota 100” principalmente le donne.

In generale, questo Governo e questa maggioranza, sulle politiche di genere e di contrasto alla violenza sulle donne, stanno facendo arretrare il nostro Paese sia politicamente, sia culturalmente, con un esito che può essere molto pericoloso per i diritti di tutte le donne.

Il PD si è astenuto nella votazione sul Codice Rosso. È una legge a ribasso di 5Stelle-Lega. La violenza sulle donne va affrontata con serietà e da fronti diversi: non solo giustizia ma educazione e prevenzione! Tre le ragioni di fondo che ci hanno politicamente costretto ad astenerci alla Camera.

La prima. La cronaca ci racconta, quasi quotidianamente, casi di violenza sulle donne, donne che non sono state protette, che non sono state credute o di cui non è stato valutato in maniera adeguata il rischio che stavano correndo. Un fenomeno strutturale, che non accenna a ridimensionarsi, che fonda le sue radici in una profonda e persistente disparità di potere tra uomini e donne e in una organizzazione patriarcale della società. Per questo è sbagliato continuare a parlare di emergenza, come fa il Governo, ad ogni occasione. Questo tipo di narrazione sposta, infatti, anche questo tema sul piano esclusivo della sicurezza, quando invece si tratta di una questione complessa e, al fondo, culturale.

Tutto il lavoro svolto nei Governi del centrosinistre e l’impegno delle donne e del Gruppo del Partito Democratico ha sempre perseguito tre obiettivi: prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime. In questa direzione nella scorsa legislatura sono andate le modifiche al codice penale e di procedura penale per inasprire le pene di alcuni reati, più spesso commessi nei confronti di donne, l’emanazione del Piano d’azione straordinario contro la violenza di genere e la previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime.

Da parte del PD è quindi evidente che su questo tema non c’è, e non ci sarà mai, alcuna preclusione o opposizione preconcetta a qualsiasi provvedimento utile a contrastare la violenza sulle donne e su qualunque vittima vulnerabile. Così come non c’è stata per il Codice Rosso, che abbiamo invece accolto come un’occasione importante per colmare vuoti normativi e di tutela ancora presenti nel nostro ordinamento. Questa considerazione però non cancella tutti i nostri dubbi sull’iniziativa del Governo.

Su un tema come quello della violenza di genere, infatti, non dovrebbero esserci né divisioni né tentativi di primogenitura. Questo, allora, è il secondo punto che differenzia il nostro approccio dal vostro: il metodo, un modus operandi sordo, a tratti schizofrenico, che ha segnato tutto l’iter del provvedimento; ed è solo grazie alla battaglia dell’opposizione che si è arrivati all’approvazione, all’unanimità, del reato di revenge porn.
Dopo la nostra battaglia in Parlamento, infatti, 5Stelle e Lega hanno dovuto cedere. Passa l’emendamento che introduce il reato di revenge porn. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questa vittoria delle donne. Su questo aspetto il Governo ha fatto marcia indietro e il buon senso è prevalso; per il resto, invece, l’atteggiamento è stato di chiusura nei confronti di buona parte delle nostre proposte.

Come si può chiedere la collaborazione dell’opposizione su un testo blindato? Lega e 5Stelle hanno deciso, per ragioni tutte interne all’alleanza, di rinunciare a un prodotto normativo di più ampio respiro e che affrontasse le importanti criticità evidenziate nelle audizioni. Nonostante i rilievi mossi, tutti gli emendamenti del PD sono stati respinti: le norme del Codice Rosso sono considerati intoccabili evidentemente per ragioni politiche e non di merito.

Il terzo punto di criticità, difficilmente comprensibile, è che nel provvedimento non è stata messa nessuna risorsa finanziaria. Quale lotta alla violenza sulle donne si può mai fare a costo zero?

È, invece, una buona notizia che nel testo in votazione siano entrati l’obbligo di informazione alla persona offesa dal reato sugli sviluppi del procedimento penale, che prevedeva anche il testo del Partito Democratico, così come consideriamo positiva la norma che introduce un coordinamento tra civile e penale.

Queste sono alcune delle ragioni per le quali il Partito Democratico ha scelto di astenersi su questo provvedimento. È una grande occasione mancata, la speranza è che il testo possa essere migliorato al Senato.

Qui l’approfondimento a cura dell’Ufficio Documentazioni e Studi del PD

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Il REVENGE PORN è REATO grazie alla battaglia del PD ma nel CODICE ROSSO tutta l’ipocrisia del Governo
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