(Roma, 14 febbraio 2018) Oggi la Commissione sulle Ecomafie ha approvato all’unanimità 4 Relazioni frutto del lavoro di inchiesta di questi mesi:
– la Relazione di aggiornamento sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliniche (PFAS) in alcune aree della regione Veneto (relatori sen. Luis Alberto Orellana e on. Giovanna Palma)
– la Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi prodotti nella attività sanitarie (relatori on. Piergiorgio Carrescia e on. Stefano Vignaroli)
– la Relazione su aspetti critici e fenomeni illeciti nel traffico transfrontaliero dei rifiuti (relatori on. Chiara Braga, sen. Bartolomeo Pepe e sen. Francesco Scalia)
– la Relazione sull’applicazione e la riscossione della Tassa sui Rifiuti (#TaRi) (relatori sen. Paola Nugnes e on. Miriam Cominelli).
Qui una breve sintesi dei contenuti che ho illustrato in qualità di Presidente nella conferenza stampa svolta alla Camera dei Deputati. I testi delle Relazioni saranno disponibili a breve sul sito della Camera dei Deputati.
Sulla vicenda della vasta contaminazione da Pfas che ha colpito una parte della regione Veneto la Commissione aveva già approvato un anno fa una prima relazione; quella licenziata oggi è un aggiornamento, che ha approfondito ulteriori elementi emersi recentemente. In particolare si affronta la situazione della società Miteni, del sito inquinato e l’aspetto epidemiologico, presentando alcune conclusioni della commissione. Nel corso dell’inchiesta della Commissione è emerso come la società Miteni fosse assolutamente consapevole dell’inquinamento dei terreni e della falda fin dai primi anni ‘90, senza avere mai informato gli enti preposti, fino a quando la fonte di contaminazione è stata scoperta nel 2013. Questa contaminazione è ancora in atto, con presenza rilevante di Pfas; il dato critico è la conseguente esposizione – che dura da anni – della popolazione dei 21 comuni della provincia di Vicenza, sia attraverso l’acqua delle falde contaminate che attraverso i prodotti agricoli. Nella relazione la commissione prende atto di alcuni interventi adottati; in questo contesto rimane, però, irrisolta la questione della bonifica delle sorgenti di contaminazione i cui costi, ovviamente, sono a carico della società. E’ estremamente importante, quindi, agire con urgenza nei confronti della società e fissare i limiti dei Pfas nelle matrici ambientali, intervenendo sul testo unico ambientale.
Relativamente ai rifiuti radioattivi prodotti nelle attività sanitarie, si tratta di un tema che non era mai stato indagato dalla commissione rifiuti. E’ stato realizzato un censimento, analizzando sia il lato della produzione che il sistema di trattamento. E’ stato inviato un questionario a tutte le strutture sanitarie segnalate dalla Regioni, con una copertura di più del 90%, pari a 750 unità. Questo lavoro ha permesso di ricostruire un quadro complessivo, con 2700 mc di rifiuti prodotti nel 2015 a livello nazionale. L’82% dei rifiuti radioattivi sanitari vengono gestiti direttamente da chi li produce, fino al raggiungimento delle condizioni di smaltimento che quasi sempre
avviene presso impianti di incenerimento in base alla normativa vigente. La quota restante è gestita dalla rete di operatori del servizio integrato gestito da Enea, che assicurano una corretta gestione dei rifiuti in questione.
Sarebbe importante acquisire i dati di controllo prima dello smaltimento finale, per dare un riscontro di garanzia ai cittadini sulla filiera, riguardo a un tema particolarmente sensibile come quello della gestione dei rifiuti radioattivi.
Sul traffico transfrontaliero di rifiuti la Commissione ha svolto un’ampia attività di indagine, anche con missioni all’estero, concentrando, tra l’altro, l’attenzione sui terminali di questi flussi. Si tratta di un fenomeno rilevante, analizzato nel dettaglio, che comporta un vero e proprio dumping ambientale da parte di soggetti stranieri, che porta ad eludere le norme italiane sui rifiuti. Il trasferimento all’estero di questi rifiuti termina quasi sempre con trattamenti inquinanti o con abbandoni incontrollati, con impatti ambientali estremamente negativi. Tra l’altro questo traffico sottrae materia che sarebbe recuperabile dalle industrie italiane, in un’ottica virtuosa di economia circolare. Si è evidenziata la necessita di un più ampio impiego di sistemi di intelligence per il contrasto dei fenomeni illegali, con il rafforzamento di reti di laboratori accreditati. Questo garantirebbe, tra l’altro, una piena competitività del nostro sistema economico. Serve, poi, una collaborazione internazionale, particolarmente a livello europeo, delle nostre autorità giudiziarie nazionali ed Eurojust.
Per quanto riguarda infine la questione della applicazione e riscossione della Ta.Ri. l’indagine si è basata su una acquisizione di dati dei capoluoghi di provincia, che sono stati elaborati dalla commissione, sull’arco temporale 2014-2015. Tra i temi critici vi è la mancata attuazione, allo stato attuale, di un sistema di misurazione puntuale che consentirebbe di attribuire alle utenze le precise quantità corrispondenti, nonchè il tema inerente l’assimilazione dei rifiuti speciali, che potrebbe comportare un incremento del costo qualora si allargassero eccessivamente i criteri.
Da segnalare infine il legame tra mancati introiti e la ridotta efficienza e qualità dei servizi resi ai cittadini, i meccanismi di controllo e le procedure coattive di riscossione da migliorare e il legame tra andamento della Ta.Ri. e livelli raggiunti di raccolta differenziata.
Qui il video completo della conferenza stampa di oggi